Alessandro Sallusti: grazie Regina Elisabetta, ma ora basta
La regina Elisabetta riposa in pace, verrebbe da dire finalmente. Dopo dieci giorni di celebrazioni ieri l'ultimo viaggio dopo aver ricevuto l'omaggio dei grandi del mondo, escluso Putin non invitato. Come milioni di italiani sono incappato nella diretta dei funerali, difficile non farlo dato che sono stati trasmessi praticamente a reti unificate. Ne sono rimasto stregato oltre ogni mia previsione, ché tutta la retorica su Elisabetta mi aveva onestamente stancato. Tutto perfetto come neppure in un film si riuscirebbe a fare, ma non è quello il punto. Il punto è che ho visto che cosa vuole dire "essere Paese", cosa rara di questi tempi e certamente non in Italia.
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Destra e sinistra, lì si chiamano conservatori e laburisti, laici e religiosi, pacifisti e militari in alta uniforme, ricchi e poveri, potenti e straccioni tutti uniti come un sol uomo - un solo Paese appunto - perché ci sono momenti in cui non sono ammessi distinguo. Ho pensato, ma in Italia - so bene che è una repubblica e non una monarchia - potrebbe mai capitare una cosa del genere per un fatto che vada oltre la vittoria della nazionale di calcio ai Mondiali? Intendo dire, possibile che sia che si tratti di una emergenza sanitaria fuori dal comune, di una guerra alle porte o di una spaventosa crisi economica, insomma possibile che non ci sia occasione, drammatica o solenne, in cui la prima cosa che facciamo è dividerci come non avviene neppure allo stadio tra tifoserie opposte?
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Non dovrebbe accadere e invece accade perché purtroppo siamo ancora inchiodati a quella maledetta guerra civile che nel 1945 fece seguito a quella stramaledetta guerra mondiale. In quasi ottanta anni non abbiamo fatto un passo in avanti e in queste ore di vigilia di elezioni ne abbiamo ulteriore conferma. Le parole d'ordine, fateci caso, sono "fascismo" e "bandiera rossa" e non ci sarà lutto o emergenza che possa cambiare vocabolario o agenda. Ora, non è che gli inglesi siano mammolette, se le danno anche loro di santa ragione. Ma da loro ci sono momenti per menarsi e altri per stringersi attorno alla bandiera. È l'unico tipo di sovranismo che mi piace. Capisco che per farlo bisognerebbe avere uno Stato vero e non raccogliticcio come il nostro. Ma questo è un discorso troppo lungo e complicato, la storia non la si fa con i se e i ma.