Crisanti, quando diceva: "Aboliamo la privacy", demolito da Sangiuliano
Sta tornando a circolare in rete un'intervista di Andrea Crisanti ad Agorà risalente all'anno scorso, quando si parlava degli esiti positivi del rischio ragionato delle riaperture. Il microbiologo dell'università di Padova disse: "A mio avviso non abbiamo fatto negli ultimi mesi abbastanza tamponi e non abbiamo fatto abbastanza tracciamento. Di fatto c'è ancora un sommerso importante, se non abbiamo un'anagrafe vaccinale nazionale - quindi non c'è flusso di dati da una Regione all'altra - e se dobbiamo fare un Green pass e programmare i richiami, si crea una gran confusione perché poi non c'è tracciamento di chi ha fatto cosa, quando e dove".
Parole a cui il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano rispose: "Purtroppo in Italia abbiamo avuto una brutta esperienza, non la dimentichiamo: quella dell'app Immuni. Mentre l'app di tracciamento ha funzionato benissimo per esempio nella Corea del Sud, in Italia non so quanto è costato e che fine abbia fatto". Ma Crisanti continuò: "Noi siamo continuamente tracciati per fini commerciali. La privacy è il recinto legislativo attraverso il quale le grandi compagnie gestiscono il loro business. Sarei dell'idea di scardinare questa cosa, di abolire la privacy, perché è il solo modo per rompere questi monopoli".
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La dichiarazione dell'esperto fece sobbalzare Sangiuliano dalla sedia: "La Costituzione lo impedisce, la privacy è un diritto riconosciuto da tutti i trattati internazionali cui l’Italia aderisce, è un diritto riconosciuto dalla Carta delle Nazioni Unite, dall'Unione europea. L'affermazione la ritengo pericolosa e antidemocratica, è come dire 'aboliamo il diritto di voto dei cittadini' o 'aboliamo la democrazia'. Lo so che abolendo la democrazia si ha più efficienza, però non per questo dobbiamo rinunciare ai diritti fondamentali che abbiamo conquistato in secoli e secoli di storia".
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