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Alan Friedman, "allora sei finita". Sfregio alla Meloni e caos in studio: come viene zittito

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"Vuole riciclare Giulio Tremonti all'Economia, sarebbe un game over". Alan Friedman, ospite di La7 in collegamento con Coffee Break, non sembrava aspettare altro se non randellare Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia, che tutti i sondaggi indicano, al momento, come primo partito d'Italia. E dalla stampa di sinistra, in Italia e all'Estero, è già ripartita la cantilena delle "ombre nere". Lo spauracchio del fascismo che, immaginiamo, da qui al 25 settembre verrà agitato ogni giorno per scongiurare l'ipotesi della Meloni a Palazzo Chigi. 

 

 

 

 

Friedman, in questo senso, pur incarnando lo stereotipo del giornalista straniero che vede l'Italia con un bel carico di pregiudizi progressisti, si discosta leggermente, forse per sentirsi libero di picchiare ancora più duro la donna nuova del centrodestra. "Sono preoccupato per tre motivi. La Meloni non è una moderata vera come Gianfranco Fini, che aveva sciolto il Movimento sociale. La Meloni si associa con Bannon, Le Pen, Trump, Orban. Hanno tutti una cosa in comune: sono stati tutti finanziati a un certo punto da Putin e dalla Russia". Cosa che, per inciso, non è accaduto a Fratelli d'Italia: "Può ripetere finché vuole di essere filo-Nato ma io non ci credo", sentenzia Friedman. 

 

"Perché ho paura di Meloni a Palazzo Chigi": guarda il video di Alan Friedman a Coffee Break

 

"Poi questi politici usano il tema dell'identità contro gli immigrati e le persone di colore, questo è razzismo. Poi sono anti-aborto, omofobici, tutti elementi di una destra estrema e populista. E il terzo motivo di preoccupazione - conclude il giornalista americano -, quello più importante. La Meloni non ha una squadra adeguata per gestire le questioni economiche e se la sua migliore proposta è riciclare Giulio Tremonti come ministro dell'Economia, allora game over. Io non credo che Lollobrigida sia capace di portare avanti il Pnrr", aggiunge sarcastico a proposito del capogruppo di FdI. "Questo però non possiamo dirlo, finché non lo mettiamo alla prova", è la ragionevole obiezione del conduttore di La7 Andrea Pancani. Troppo tardi, Friedman ha già emesso la sua sentenza.  

 

 

 

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