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Francesca Pascale "in esilio", la foto che la sbugiarda: smemorata o ingrata?

Antonio Rapisarda
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Dalla "mitologica" campagna «Silvio ci manchi» a quella - che più radical-chic non si può - di queste ore. La parafrasiamo così: «Silvio torna al governo con il centrodestra? E io non torno in Italia». In questi due mesi scarsi che ci separano dalle urne, si sa, bisognerà aspettarsi di tutto contro il centrodestra indicato come il vincitore in pectore delle Politiche. Ma oltre il tutto c'è di più.
Ad esempio trovare l'ex fidanzata del Cavaliere, Francesca Pascale, letteralmente in campo su Instagram contro il suo "ex". Lo ha fatto con due invettive («Via dall'Italia subito», «Mai con i sovranisti») liberamente ispirate dagli strali del guru progressista Umberto Eco contro l'odiato Berlusconi nel 1994.
Capita infatti che la Pascale - nel frattempo convolata a unione civile con Paola Turci e di stanza, o di vacanza, in California - in una foto dove immortala un pacchettino di sigarette di cannabis (di cui sostiene la liberalizzazione) e la spiaggia dorata di Santa Monica ha tenuto ad informarci di essere decisamente provata dalla più che probabile vittoria del centrodestra.

 

 



SMEMORATA - Coalizione dove insieme ai partiti conservatori e sovranisti alberga da circa ventotto anni la Forza Italia in cui lei militava. Ebbene: «Se dovessero vincere», si legge nell'immagine pubblicata sul social dall'ex di Silvio, «sogni, speranze e bagagli pronti!». Esilio, dunque. Ma sarebbe decisamente "dorato" per l'ex consigliere napoletana del Pdl e pasdaran dei circoli pro-Silvio col quale si è lasciata ricevendo un gettone più che milionario per i dieci anni di fidanzamento - nei quali, ribadiamo, il Cavaliere è stato sempre alleato di Lega e Fratelli d'Italia - nonché un assegno di mantenimento mensile a cinque zeri. Insomma, dalla Pascale in questi ultimi anni avevamo conosciuto smarcamenti, non nuovi, su diritti Lgbt e antiproibizionismo indirizzati soprattutto contro Matteo Salvini.
Da adesso registriamo l'ingresso in campagna elettorale declamatoria e "de sinistra" contro «l'uomo straordinario» per il quale aveva perso la testa.
A proposito di testa. Quella di Giuliano Ferrara ieri ne ha combinata un'altra delle sue.
L'Elefantino, sul Foglio, stavolta non si è limitato a una scappatella politica, come fu quella dettata dall'infatuazione per l'ex "royal baby" (quel Matteo Renzi rispetto al quale, in fondo, sperava che potesse rappresentare l'erede del Cavaliere). No. Stavolta ha definitivamente voltato le spalle a Berlusconi prodigandosi in una dichiarazione di voto contraria a tutto tondo: «No Meloni. No Salvini. No Berlusconi».
Quindi non voto? Al contrario.
Giuliano - ex comunista ed ex socialista, che del Cavaliere è stato ministro, sodale e più che attrezzato difensore sulle nove colonne - si tura il naso e dice: «Voto Pd. Perché il grigiore dell'ultimo partito costituzionale, in attesa di una leadership e di un vero programma politico e di interessi sociali, è civilmente da preferire a ogni altra scelta».

 

 




IMPROBABILI COMPAGNIE - «Lo voto» nonostante il campo largo disseminato di improbabili "compagnie": «Anche semi trovo l'ex gilet giallo Giggino Di Maio nel collegio uninominale, non sono schifiltoso, non me lo posso permettere». E votare Pd, parola di Ferrara, è pure pieno di effetti collaterali: «Non è che perché uno è draghista efferato e vota Letta con gli "occhi di tigre" che si deve bere come una limonata le scemenze da Ztl e da Sciences Po». Del tipo: «Italia tradita, Vergogna, grazie Mario, scusa Mario, sordomuti per Mario, cataclisma dopo Mario, Pnrr ripetuto a tiritera come una pernacchia, e i mercati che non perdonano, e la Nato vaffanculata dall'Italia, perché un governo è stato sfiduciato dal Parlamento». Proprio tutto ciò che continua a ripetere come una cantilena il partito di Letta. E dunque, Giuliano, perché lo fai? 

 

 

 

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