Lilli Gruber, "il farmaco anti-Covid che nessuno usa". Pesantissimo sospetto
"Perché non si sta utilizzando il Paxlovid per curare Omicron?". Lilli Gruber, a Otto e mezzo, pone un interrogativo inquietante al professor Carlo Centemeri, farmacologo e docente all'Università di Milano. "Attenzione, attenzione, attenzione, perché la pandemia di Covid non è finita", ammonisce la Gruber, reduce da 17 giorni di positività e isolamento a casa. Un calvario "burocratico" che per molti altri italiani rischia però di diventare un problema sanitario, alla luce degli allarmati dati dell'ultimo bollettino. I nuovi contagi nelle ultime 24 ore sono stati 83mila, con 60 morti e un tasso di positività schizzato al 28 per cento. Soprattutto, salgono i ricoveri in terapia intensiva e nei reparti ordinari degli ospedali italiani.
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E qui la Gruber si chiede: "Esiste un farmaco, il Paxlovid, che aiuta se somministrato entro i primi 5 giorni dalla manifestazione dei sintomi per evitare di avere una reazione grave e finire in ospedale. Mi hanno raccontato che viene prescritto molto poco dai medici. Perché? Pare anche che decine di migliaia di dosi scadranno in autunno, quindi abbiamo buttato un mare di soldi pubblici".
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"Ci sono due modi per curare il Covid - precisa il professor Centemeri -. Il primo sono gli anticorpi monoclonali da poter dare subito, perché li abbiamo e li abbiamo comprati. I pazienti fragili possono essere protetti immediatamente da questi cocktail, a differenza del vaccino che sviluppa i suoi effetti dopo qualche giorno. Non lo sta facendo nessuno, e questo è molto grave".
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"Seconda questione, farmaci anti-virali. Non solo il Paxlovid: ne abbiamo comprati 600mila cicli di questo prodotto, ora invito a fare una rivalutazione dei criteri per cui si può curare un paziente, perché oggi sono così stretti che sono pochissimi i pazienti su cui lo si può utilizzare".