Tagadà, Paolo Mieli: "Kaliningrad, cosa accadrà a metà luglio". Scenario estremo
Siamo al giorno numero 110 di guerra in Ucraina, ma secondo Paolo Mieli dobbiamo prepararci a un conflitto ancora molto, molto lungo. Ospite in collegamento con Tagadà su La7, l'editorialista del Corriere della Sera e storico di vaglia frena sul parallelo tra oggi e l'innesco della Seconda guerra mondiale. "I nazisti in Polonia? E' come se i russi oggi volessero prendere il corridoio che porta a Kaliningrad, che invece è già loro".
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La questione è un'altra. "Kaliningrad, proprio perché circondata da Paesi Nato come Lituania e Polonia, è una zona esplosiva. La mossa lituana è un modo per andare in aiuto dell'Ucraina, per dire che la storia dell'Ucraina non finisce lì. Per dire ai russi: 'Non crediate che se sterminate tutti gli ucraini e prendete il Donbass potrete stare tranquilli". In ballo infatti ci sono le sanzioni "inaspettatamente pesanti", tanto più che la conquista russa dell'Est stenta. "E se con le nuove armi dagli Usa gli ucraini riuscissero a riprendere Kherson come fatto già con Kharkiv, allora la situazione tornerebbe molto aperta".
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Significa, traduce Mieli, che "la visione degli occidentali secondo cui basterebbe lasciare ai russi il Donbass sarebbe una stupidaggine colossale (ogni riferimento al professor Alessandro Orsini non sembra casuale, ndr). Dal punto di vista militare la situazione è ancora molto aperta e secondo le previsioni la guerra durerà ancora tutta l'estate, perché a metà luglio arriveranno le nuove armi americane a Kiev e i russi risponderanno con altre armi". Pensare a una resa ucraina all'esercito invasore, taglia corto l'ex direttore del Corsera, è utopia, perché "la pace lì non c'è".
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