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Flop Saviano in libreria, Renzi vende più di lui: scatta il panico a sinistra

Alessandro Giuli
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Prima o poi doveva accadere: il cattivo trionfa sul buono. È andata così: Matteo Renzi e il suo Mostro (Piemme) non hanno fatto in tempo ad andare in libreria e sono già in vetta alla classifica dei libri più venduti, lasciandosi alle spalle nientemeno che Roberto Saviano con il suo Solo è il coraggio (Bompiani). L'ego di Renzi non aveva bisogno di ulteriori alimenti, ovvio, e per capirlo basta leggere il suo primo commento al riguardo postato su Facebook: «Wow, primi! Mai un mio libro era stato in vetta alla classifica generale...». Eppure i numeri parlano da soli: 10mila copie vendute in una settimana sommando ebook ed edizione cartacea. Non male per un pamphlet che sin dal titolo certifica con un filo d'ironia la volontà autodifensiva dello scritto, interamente centrato sul riepilogo (anche documentale) della mostrificazione mediatico-giudiziaria alla quale l'ex premier sostiene d'essere stato sottoposto negli ultimi anni. Il che, per contrasto, aumenta il pregio del primo posto sul podio dal quale viene scalzato Saviano.

 

 

 

Ovvero il buono per eccellenza, l'anti mostro per antonomasia, oggi autore di un romanzo su Giovanni Falcone in precisa e perfetta continuità con un percorso di denuncia politico-sociale esploso nel 2006 attraverso Gomorra. Sulla (sacrosanta) battaglia contro la camorra e tutte le mafie, l'autore e la sua megamacchina comunicativa hanno costruito un impero cross-mediale (tivù, cinema, teatro, giornali, social network, siti internet ecc.) e un personaggio pubblico che ha finito per vivere di vita propria sino a divorarsi, anche suo malgrado, la persona da cui aveva tratto origine. Adottato immediatamente dalla sinistra devota alla questione morale di berlingue riana memoria, Saviano ha pagato con un pezzo sostanziale della propria vita, la privacy negatagli dall'indispensabile scorta, un ruolo oracolare inscalfibile (ha superato indenne anche certi conclamati peccatucci di plagio) tale da consentirgli di moraleggiare senza rivali su ogni palcoscenico.

 

 

Ecco perché fa più rumore vederlo scavalcato dal mostro di Rignano, il politico che ha avuto in mano l'Italia per un biennio (2014-2016), con livelli di popolarità stellari e un partito, il Pd, al 41 per cento, fino a che non si è giocato l'intera fortuna nella fatale roulette referendaria costituzionale. Da allora, Renzi è divenuto via via il capro espiatorio o l'incubo della cattiva coscienza goscista e per certi versi quel vestito nuovo di guastafeste gli è anche andato a genio. Adesso, dopo esser- si tolto lo sfizio d'impagliare il Matteo Salvini del Papeete con i suoi agognati pieni poteri (2009) e il Giuseppe Conte pandemico che i pieni poteri li aveva ottenuti ma ha dovuto cederli a Mario Draghi (2021), il senatore di Scandicci continua a fare politica (e soldi) a modo suo: consulenze internazionali, lezioni universitarie, convegni e per l'appunto un libro all'anno per confermarsi vivo nell'immaginario e regolare vecchi conti. A cominciare da quelli con la Procura di Firenze impegnata a dargli la caccia sulla vicenda della Fondazione Open. Oggi l'ex boy scout che mangiava i comunisti ha perfino motivo di sorridere delle sventure giudiziarie, lui che s' ostina a rifiutare il vittimismo come categoria apologetica ma ci tiene a ricordare che «hanno arrestato i miei genitori... hanno sequestrato i telefonini ai miei amici... hanno scritto il falso in centinaia di articoli, hanno pubblicato lettere privatissime tra me e mio padre, mi hanno fotografato negli autogrill e mentre uscivo dal bagno di un aereo...»; e via così nel campionario di quello che nelle presentazioni itineranti lui definisce «processo politico alla politica». A proposito di tour, se c'è una verità assodata in questa vittoria del peccatore Renzi sul santo Saviano, è che il primo sa divertirsi e gioca a parlare di se stesso in terza persona, si spettacolarizza alla Beppe Grillo prima maniera, percula gli altri e si autopercula a forza di videoclip (strepitoso quello con la nonna centenaria e canterina visto a Verissimo) tenendosi lontano dal senso del tragico come un Saviano che ce l'ha fatta a trionfare sulla tristezza: «Perché io sono e resto un uomo felice«.

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