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Andrei Chikatilo, "squartatore rosso". Tra Russia e Ucraina, perversione estrema

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Nato in Ucraina, comunista di ferro, un mostro. Per anni la figura di Andrei Chikatilo ha terrorizzato l'Unione Sovietica e sconvolto il mondo: il maestro, diventato famoso come The Red Ripper, è stato uno dei serial killer più feroci e truculenti al mondo, roba da far impallidire i "colleghi" americani: uccideva e stuprava le sue vittime, prima di mangiarne pezzi di cadavere. E ora il tabloid britannico The Sun rispolvera la sua storia, forse per una certa assonanza con i "macellai" che stanno operando oggi nello scenario bellico ucraino. 

Sul conto di Chikatilo ci sarebbe l'omicidio di almeno 53 persone, tra donne e bambini, in una carriera criminale lunga 12 anni e segnata da turbe psichiche e sessuali da film horror. Nato a Yablunchne nel 1936 e cresciuto nel pieno della tremenda carestia che ha segnato la storia ucraina prima della Seconda Guerra mondiale (una carestia indotta politicamente da Stalin, tanto che ancora oggi la tragedia dell'holodomor è tra le ragioni fondanti dell'odio anti-russo nel Paese), il piccolo Andrei ha dovuto affrontare il doppio trauma dello stupro della madre a opera di un soldato nazista e dell'arresto del padre, che combatteva a fianco dei russi. La vulgata tramanda che il cannibalismo dell'assassino fosse legato a un racconto ascoltato da bambino, quando gli dissero che suo fratello fosse stato mangiato dai vicini affamati. 

Cresciuto con gravi problemi sessuali, che lo resero impotente, sfogò le sue frustrazioni anche professionali su vittime innocenti. "Mentre prendeva parte al servizio nazionale nel 1960, cercò di imporsi su una giovane che lo respingeva, e si accorse così che l’atto violento lo eccitava", scrive il Sun. Il primo omicidio fu quello di una bimba di 9 anni, Lena Zakontnova. "Tentò di violentarla. Siccome la bimba sfuggiva e lottava, la soffocò e la pugnolò tre volte allo stomaco eiaculando sopra di lei, e poi scaricò il corpo in un fiume vicino". A salvarlo fu l'alibi inventato da sua moglie Feodosia. Nel 1981 tocca a Larisa Tkachenko, mutilata.

La serie è infinita e sanguinosa, con donne, ragazzine e bambine tutte umiliate e finite nella maniera più sadica possibile. Chikatilo girava sempre con una valigetta con l'occorrente per le sue esecuzioni: corda, coltello e vaselina. Fermato un'altra volta nel 1984, gli agenti non trovarono però sufficienti prove per ricondurlo a un omicidio. Andò avanti a violentare, seviziare e uccidere fino al 1990, quando lo incastrarono alcuni agenti sotto copertura e dopo che l'intelligence sovietica si dedicò giorno e notte al suo caso. Ha confessato "solo" 36 omicidi, ammettendo però la sua perversione sessuale come elemento guida delle sue azioni. Processato nell'aprile 1992, accusato di 53 reati e condannato a morte nel 1994, il fantasma dello "Squartatore rosso" aleggia ancora.

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