Il soldato russo Shishimarin condannato? "Gli ucraini hanno commesso un errore": può costare la guerra a Kiev
Domenico Quirico contro la condanna di Vadim Shishimarin. Il 21enne è il primo soldato russo a essere processato per crimini di guerra in Ucraina, dove ha ucciso un civile in bicicletta. Il ragazzo, condannato all'ergastolo da una corte civile di Kiev, è solo il primo di tanti altri. "Parlo di un assassino - premette la firma de La Stampa -, lo ha ammesso lui stesso. Per qualcosa che è più di un omicidio, 'un crimine contro la pace, la sicurezza, l'umanità, e la giustizia internazionale' come recita la sentenza".
Eppure nei suoi occhi, spiega Quirico, c'era "intensa disperazione, occhi di un quadro sulla resurrezione di Lazzaro: questi mentre tutti intorno a lui in aula esultano e si congratulano per la giustizia fatta, li guarda con gli occhi di chi ha già visto il volto della Morte. In questo caso quella dell'uomo che ha ucciso". La condanna di Vadim arriva però all'interno in quella che il reporter definisce "una guerra feroce e crudele". Da qui il quesito: "È legittimo processare i nemici colpevoli di crimini di guerra mentre la guerra è in corso?".
Per Quirico "gli ucraini nella giusta foga di dimostrare la ferocia dei russi, forse hanno commesso un errore, esponendo i loro eroi, i soldati che hanno difeso l'acciaieria di Mariupol, a un ancor più pericoloso destino, essere cioè processati a loro volta per ritorsione e contro propaganda". Il timore è che quello che accade in questo momento, possa influenzare il processo: "Un soldato russo potrebbe sostenere che ha sparato perché era sotto la minaccia diretta, in caso di disobbedienza, di essere giustiziato o punito dei suoi commilitoni. Per provarlo, anche se questo non cancella la colpa di aver ucciso, dovrebbe poter citare come testi quelli che erano con lui e che lo avrebbero spinto a sparare. Ma questo in un tribunale che giudica mentre la guerra è in corso non è evidentemente possibile". Per non parlare poi "del diritto intoccabile alla difesa" a cui nessuno è sottratto.