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Generale Camporini, "Mariupol non gli basta": ecco la prossima strage di Putin, "una triste realtà"

Il generale Vincenzo Camporini

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Si va verso una balcanizzazione del conflitto in Ucraina? "Il rischio è di arrivare a una cessazione delle ostilità di alta intensità a una forma di tregua che non significa pace in cui vengono mantenute delle aree conquistate", spiega il generale Vincenzo Camporini che ospite di Tiziana Panella a Tagadà, su La7, nella puntata del 19 maggio, fa la sua analisi militare della guerra. "Si va verso quelle situazioni da conflitto congelato che sono una triste realtà in Europa. Come in Georgia. Se non si arriva a una soluzione politica condivisa e accettata dalle parti in casa prima o poi riesplodono e quando riesplodono ci troviamo da capo a quindici", aggiunge Camporini.

L'analisi militare del generale Camporini a Tagadà

 

 

"I russi hanno combattuto come avrebbero fatto i sovietici negli anni '60. Mandare le forze corazzate senza adeguata protezione di fanteria è una follia, viste le moderne armi anticarro, che hanno reso i mezzi corazzati molto più vulnerabili", osserva l'ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica e della Difesa in una intervista a Il Giorno. "E infatti sono state fermate, con gravi perdite", "la campagna ha forti difficoltà, ma non dobbiamo credere che Putin ne trarrà le conseguenze", "la provincia di Lugansk e Mariupol non gli bastano, ai suoi occhi è il primo passo per conquistare poi anche quella di Donetsk. Vuole tutto il Donbass e vuole tenere l'area tra Kherson e il Donbass. Per lui è il minimo per non uscire sconfitto e perdere la faccia. Sino ad allora continuerà a combattere, a dispetto delle perdite umane e materiali". 

 

 

Camporini evidenzia quindi i problemi delle forze armate russe: "La sostanziale mancanza di una fascia intermedia nell'organizzazione gerarchica è un noto problema dell'esercito russo: fa mancare un fondamentale anello di congiunzione tra gli ufficiali e la truppa. Poi l'assenza di disciplina, con centinaia e centinaia di casi di gravi episodi di nonnismo che minano fortemente la coesione dei reparti. E quindi le difficoltà nell'allestire catene logistiche efficienti e una serie di problemi di dottrina militare sostanzialmente datata a partire dall'utilizzo inadeguato della componente aerea, che per noi è fondamentale e prioritaria per annientare le capacità degli avversari e invece non lo è per i russi, anche per la mancanza di armi di precisione in adeguato numero".

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