Volodymyr Zelensky, "l'occasione buona per liberarsene": perché ha dato Azov in pasto a Putin, l'oscura teoria
"Volodymyr Zelensky e gli eroi del Battaglione Azov? Gli eroi sono altri". Il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, ospite in studio di Myrta Merlino a L'aria che tira, su La7, esce dai binari del "politicamente corretto" che spesse circonda Volodymyr Zelensky e la resistenza ucraina, non solo in Italia. A dinamiche belliche seguono meccanismi di propaganda, da una parte e dall'altra.
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Sulle armi italiane all'Ucraina, ad esempio, Tarquinio aveva già sollevato le proprie perplessità rischiando di finire nel variegato e spesso forzato calderone dei "filo-russi" di casa nostra. "Io non ho mai credito alla follia di Vladimir Putin - esordisce il direttore -, aveva un piano per mettere in crisi l'ordine creato dopo la caduta del Muro. Ha dato una spallata che il mondo ha preso molto sul serio, a differenze di quelle che aveva portato in Georgia, in Asia centrale, in Siria o in Africa".
"Il Battaglione Azov? Meglio eroi morti". Guarda il video di Tarquinio a L'aria che tira
La svolta della guerra potrebbe arrivare dalla resa di Mariupol, con i miliziani del Battaglione Azov destinati a finire tutti, alla spicciolata, nelle mani dei russi. "Battaglione sempre molto ingombrante politicamente, anche per Kiev", sottolinea Tarquinio. "Forse allora questa è un'occasione per Zelensky, per liberarsene", suggerisce la Merlino. "Sapete cosa penso di Zelensky. Gli eroi sono altri, sono quelli che non uccidono, sono quelli come Gino Strada e i missionari che aiutano le persone e non ammazzano nessuno. Poi ci sono quelli che fanno il loro dovere militare, io ho fatto l'ufficiale dei carristi, li rispetto ma lo chiamo dedizione, non eroismo. Quando Zelensky dice che vuole degli eroi vivi dice una bugia politica. I soldati dell'Azov se si fossero sacrificati lì avrebbero avuto un valore all'ennesima potenza per l'Ucraina. Così è diverso, si sono arresi e la parola 'resa' è difficile da dire". Resta, su Mariupol, l'impressione che possa essere la "via di fuga" perfetta per Putin: una vittoria, parziale, che gli consentirebbe di fornire in pasto all'opinione pubblica un risultato favorevole.