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Marco Travaglio demolito dal fedelissimo: "Il Fatto? Un giornale che altera la verità"

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Furio Colombo torna ad attaccare il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio dopo aver lasciato la testata. Qualche giorno fa l'editorialista aveva scritto una lettera al direttore, criticando la decisione di ospitare sul giornale alcune firme ritenute filorusse. Una tra tutte: quella del professore Alessandro Orsini. Oggi, intervistato da MicroMega, Colombo torna sulla questione: "Il mio articolo previsto per domenica 8 maggio, che non era in sintonia con la linea del giornale sull'Ucraina e che criticava Orsini e Fini, non è stato pubblicato. Non era mai accaduto".

 

 

 

L'ex editorialista, poi, ha messo nel mirino Orsini: "Il quotidiano che avevo contribuito a fondare tredici anni fa ha preparato una grande festa di 'incoronazione' per il nuovo personaggio della politica italiana, il professore Orsini, appunto, al quale il Fatto ha offerto un teatro con 500 spettatori al prezzo di 25€ per l'ingresso". Per Colombo si è trattato di un modo per rendere ufficiale l'ingresso del docente nel team del giornale, cosa "che impediva e impedisce assolutamente a una persona come me di restare sulle stesse pagine", ha puntualizzato il giornalista. E ancora: "Non potevo avere un falsario come collega".

 

 

 

Colombo ha rivelato anche di essere stato contattato da Travaglio: "Nelle sue telefonate mi ha ribadito le sue ragioni, cercando di far rientrare la mia decisione ma insistendo nella difesa di Orsini e Fini, sostenendo che ci sono tanti modi di vedere la vita e di interpretare gli eventi, e naturalmente richiamando i tanti anni di lavoro comune". Secondo lui, inoltre, Antonio Padellaro - altra firma del Fatto - non avrebbe la stessa posizione del direttore: "Ho l'impressione che ci siano delle differenze, forse anche sostanziali, ma Padellaro, da buon editore, si trova nella condizione di non poter perdere un direttore che funziona bene con un certo tipo di pubblico". Colombo alla fine ha definito l'epoca che sta vivendo il giornale "un'epoca brutta perché caratterizzata dall’alterazione della verità, da verità 'alternative'".

 

 

 

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