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CartaBianca, Draghi non c'entra nulla: "Pd e alti funzionari", chi vuole la testa della Berlinguer

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Pare paradossale che un programma chiamato Cartabianca non abbia carta bianca per fare informazione e approfondimento senza veti, diktat o minaccedi epurazione. Eppure questa è la sorte del talk show condotto su RaiTre da Bianca Berlinguer, finito sotto la scure e il fuoco amico della sinistra targata Pd per le sue ospitate di personaggi un po' troppo liberi e non irregimentat in merito al conflitto in Ucraina, come il prof Alessandro Orsini. Intenzione dei dem e della Rai guidata da Fuortes (le due cose, nel servizio pubblico, ahinoi combaciano) sarebbe quella di chiudere il programma, non prevedendolo nel palinsesto della prossima stagione, e affidare a Bianca un contentino, tipo una fascia pomeridiana più breve o uno spazio su RaiUno ma a orario improponibile, a notte fonda.

 

 

Il messaggio è chiaro: se non ti adegui al Verbo Pd - soprattutto su RaiTre, considerato feudo dem - vieni cacciato/a via, specialità in cui erano esperti i progenitori comunisti dei dem, tramite le purghe staliniane. E il monito è anche rivolto agli altri conduttori Rai: occhio, se osate non obbedire al Pensiero Unico, verrete sbattuti fuori. Democraticamente, s' intende, E a prescindere dagli ascolti (pure buoni, come quelli di Bianca). Di questa deriva pareva complice se non artefice il pre mier Draghi che, in quanto presidente del Consiglio, del Carrozzone Rai sarebbe il gran de manovratore, come capita da sempre ai primi ministri in Italia, essendo da noi il servi zio pubblico un servizio politi co, e cioè alla mercé della politica. Questa tesi era stata esposta ieri anche dal direttore di Libero Alessandro Sallusti nel suo editoriale con un appello al premier a «evitare l'editto ucraino sulla Berlinguer» e un'esortazione a «prendere le distanze da questa operazione».

I RESPONSABILI

Detto fatto: Draghi ha comunicato la sua totale estraneità alla vicenda, facendo sapere che, se qualcuno vuole tirarlo dentro, si sbaglia, visto che a lui non interessa la questione. Questa posizione, da un lato, dimostra come il premier voglia avere un atteggiamento tutt' altro che interventista nel le faccende Rai, evitando di im mischiarsi o di guidare dall'alto direttamente o per interposta persona nomine, palinsesti e programmi. Il secondo aspetto è che a volere la defenestrazione della Berlinguer è in primis il Pd e qualche suo alleato della nomenklatura.

 

 

Tra cui l'ad Rai, Fuortes, e il direttore degli Approfondimenti, Mario Orfeo. Ma non è da escludere che un ruolo lo abbia qualche alto funzionario di Stato, che tira le funi in nome non del servizio pubblico, ma di benefici personali di carriera, vedi la permanenza al potere.
Non vogliono sicuramente la chiusura di Cartabianca i grillini, che vedono in esso una sponda alle loro posizioni critiche rispetto al filo-atlantismo. E non la vogliono Lega e Fdi che hanno fatto un appello contro la censura. Gira e rigira, a chiedere il bavaglio, anzi il soffocamento mediatico della Berlinguer è il Partito democratico. Che vuole continuare la sua operazione speciale di colonizzazione dei palinsesti, aggiungendo all'egemonia culturale un'occupazione strategica delle postazioni di potere e informazione, con un controllo sui contenuti e sui contenitori. Ora, beninteso, chi scrive e il giornale su cui scrive non condividono forse nemmeno mezza frase di Orsini e altri ospiti anti-Nato a Cartabianca. Ma è assurdo che, mentre si contestano i metodi repressivi della libertà di espressione in Russia, si adottino - in maniera.

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