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Alessandro Orsini, "abilitazione non riconosciuta": in tv senza titoli? Cosa spunta dal suo passato

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Alessandro Orsini non avrebbe i titoli accademici per parlare della guerra in Ucraina. A sollevare i dubbi Francesco Ramella, sociologo dell'Università di Torino. "Dietro l'assertività di Orsini, nei Cv che ho potuto visionare online non trovo una singola pubblicazione scientifica sulla materia in cui si cimenta in Tv. Allora mi domando: lo si invita per l'originalità o la profondità del suo sapere scientifico, o perché sa creare un meccanismo morboso di attenzione mediatica?". Orsini, professore di sociologia del Terrorismo è stato al centro della bufera per le sue posizioni, considerate dalla Rai, filo-Putin. Da quel giorno le sue apparizioni in tv sono diventate sempre più numerose. 

 

 

Ma chi è davvero lo spiega La Stampa, scoprendo che dal 2013 al 2016 "è stato direttore del Centro per lo studio del terrorismo dell'Università di Roma Tor Vergata" e che dai primi del 2017 è "direttore dell'Osservatorio per la sicurezza internazionale della Luiss". Due cariche importanti a cui però non si aggiungono elaborati scientifici. Ma non è tutto, perché il quotidiano ha raggiunto il direttore del Dipartimento di Scienze Politiche della Luiss, quello al quale sono legati Orsini e il suo Osservatorio di studi sulla sicurezza.

 

 

È stato lui a dire che questo "non è supervisionato dal Dipartimento". E ancora La Stampa cita il suo successivo libro dell'Isis, in cui si parla del modello Dria e si dice che "si basa sull'analisi comparata della vita di 39 jihadisti che hanno realizzato un omicidio o una strage nelle città occidentali". Eppure questi lavori non hanno aiutato Orsini a ottenere il riconoscimento dei colleghi, che per due volte non gli hanno riconosciuto l'abilitazione al concorso di nazionale di idoneità all'insegnamento universitario di prima fascia di Sociologia politica, quello dei professori ordinari. Ci è riuscito solo al terzo tentativo nel luglio del 2020. Nel rifiutargli l'abilitazione da ordinario di Sociologia politica, il suo collega della Luiss, Raffaele De Mucci, ha scritto che nei suoi lavori c'è un "improbabile approccio metodologico".

 

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