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Toni Capuozzo, l'intervista a Lavrov: "Compresi i passaggi antisemiti", la soffiata che imbarazza Mediaset

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Forse per zittire critici e complottisti su Sergey Lavrov sarebbe servita solo Oriana Fallaci. E' la tesi di Toni Capuozzo, che su Facebook dice la sua sul caso mediatico e politico della settimana: il ministro russo, domenica, sera, è stato ospite di Giuseppe Brindisi a Zona Bianca. Un colpaccio, per il talk di Rete 4 e per Mediaset tutta. Uno scoop giornalistico lungo 40 minuti che però, fin da subito, si è scontrato con le critiche di Pd, governisti, Mario Draghi, colleghi giornalisti e commentatori vari, pronti a gettare la croce su Brindisi accusandolo di essere stato troppo morbido con l'ospite eccellente (e assai scomodo, in quanto "nemico di guerra".

 

 

 

La tesi è che Zona Bianca sia stata nient'altro se non il megafono della propaganda del Cremlino in Italia, senza filtri e senza un vero contraddittorio, per usare le parole, durissime e inusuali, pronunciate dallo stesso premier Draghi contro Brindisi nel corso di una conferenza stampa ufficiale. "Parlano di intervista, ma nei fatti è stato un comizio", ha detto Draghi attirandosi le congratulazioni degli anti-russi di ferro e la rabbia di chi, come Mario Giordano, ha rovesciato le critiche: "Che fa, Draghi? Ci dà lezioni di giornalismo? Ci vuole dare pure un decalogo su come si fanno le interviste?", gli ha risposto il conduttore di Fuori dal coro, sempre su Rete 4. 

 

 

 

Capuozzo Draghi non lo nomina mai, nel suo lungo post su Facebook, ma il riferimento è anche a lui. "Per far contenti tutti, forse", ci sarebbe voluta la Fallaci. "Ma, non essendoci Lei (che avrebbe fatto diventare l’intervista un confronto, una sfida) quel che doveva essere, e probabilmente è stato pattuito, pur di avere l’intervista, è stato: delle domande che permettessero all’ospite di fare il suo discorso – compresi  i passaggi più antisemiti - e a noi di conoscerne il punto di vista, le verità di parte, le deformazioni".

 

 



Il confine tra la trasparenza assoluta e la più subdola propaganda è sottile, a volte, ma pur sempre vero che mai come in questa guerra l'Occidente è pieno di fonti più o meno dirette, spesso in tempo reale, testimonianza, documenti, opinioni, punti di vista. La manipolazione delle notizie, insomma, tende a venire "disinnescata" dall'abbondanza delle stesse. Un fact-checking continuo. Tutto sta, ovviamente, nella "ricerca" del lettore. Di sicuro, però, a Zona Bianca "è stata fatta  non educazione, non pedagogia, non propaganda, non giudizio ultimativo - conclude Capuozzo -, ma semplice informazione, e ora ne sappiamo tutti qualcosa in più, liberi di trarne noi il giudizio".

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