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Paolo Mieli su Lavrov: "La prova di fedeltà a Putin in diretta su Rete 4". La soffiata: dietro alle sue parole...

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Paolo Mieli dalla parte di Giuseppe Brindisi. Nella polemica che vede protagonista l'intervista di Sergej Lavrov a Zona Bianca, il giornalista ha difeso la trasmissione di Rete 4 e lo ha fatto ospite di Nicola Porro. Nella puntata di lunedì 2 maggio di Quarta Repubblica, Mieli ha esordito tessendo le lodi del collega: "Voglio lodare l’intervista e Brindisi, Lavrov ha deciso di dire quelle cose e ne è persuaso. Voglio vedere quale giornalista avrebbe rifiutato quell’intervista". 

 

 

Lui stesso ha ammesso in studio che "se mi avessero offerto di intervistare Bin Laden a ridosso delle Torri gemelle sarei corso e avrei avuto le stesse critiche". La bufera che ha travolto Mediaset e Brindisi è legata alle parole del ministro degli Esteri russo. A Zona Bianca il fedelissimo di Vladimir Putin si è spinto a dire che anche Hitler, come Volodymyr Zelensky, avrebbe avuto origini ebraiche. Una frase sconvolgente, che ha scatenato l'ira dello stesso premier Mario Draghi.

 

 

Eppure molte delle parole di Lavrov secondo Mieli sono state ben pensate. Come quelle in riferimento a uno dei tanti stermini in Ucraina. "Lui ha tirato fuori Bucha sempre per dare una prova di fedeltà a Putin perché penso che c’è grande divisione nel governo russo", è stata la teoria di Mieli che ha proseguito: "Lavrov è una delle persone più intelligenti oggi in Russia, credo che questa intervista è una prova di lealtà a Putin in un momento di debolezza". A fianco a Mieli anche Brindisi che ne ha approfittato per dire la sua: "Secondo me l'intervista deve far venire fuori delle notizie. Io non devo dichiarare guerra alla Russia, devo porre delle domande e credo di averlo fatto. Credo che siano uscite delle ottime risposte, ottime nel senso che ne stiamo discutendo qui e su cui sta discutendo il mondo. Come giornalista credo di aver fatto il mio dovere". E Mieli è sicuramente d'accordo.

 

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