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Sergej Lavrov, la sfida in tv di Enrico Mentana: "Se fosse stato ebreo...", un azzardo

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"Un solo breve ragionamento prima di andare su altro". Con queste parole Enrico Mentana dice la sua sulle affermazioni di Sergej Lavrov. Il ministro degli Esteri russo, ospite di Zona Bianca, ha paragonato Hitler a Volodymyr Zelensky per le sue origini ebraiche scatenando la bufera. Così anche il direttore del Tg di La7 si intromette precisando di conoscere "bene per motivi che non vi sto a dire le leggi razziali del 1938 in Italia". Da qui la precisazione: "Se Hitler fosse stato ebreo, sarebbe dovuto andare anche lui nei campi di sterminio. Secondo le leggi italiane, non quelle tedesche. Si tratta di una fesseria col botto, per di più oltraggiosa perché evidentemente mette tutto sullo stesso piano". 

 

 

Le parole del fedelissimo di Vladimir Putin non hanno indignato solo Mentana. Lo stesso ministro degli Esteri israeliano ha convocato l'ambasciatore russo in Israele in segno di protesta. "Le sue parole - ha tuonato Yair Lapid - sono imperdonabili, l'ambasciatore sarà convocato per una consultazione". Altrettanto dura la replica del premier israeliano Naftali Bennett che ha definito "gravi" le affermazioni e ha chiesto che "si smetta immediatamente di ricorrere alla Shoah del popolo ebraico come strumento per polemiche politiche".

 

 

D'altronde anche su Putin Mentana non ci era andato per il sottile, dando vita a un vero e proprio scontro con Michele Santoro. "Sentiamo solo un’unica grande fanfara che suona sempre la stessa musica, sul Covid come sulla guerra. E allora, mandiamo pure più armi e facciamo più morti! Ho sentito definire addirittura Putin come un animale", era stata la frecciata del giornalista, mentre Mentana non attendeva a rispondere: "Perché, è un vegetale? Una cosa è certa: non vedo Mosca invasa dagli ucraini…".

 

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