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Corrado Formigli, frecciata a Massimo Giletti? "Poco interessante andare in guerra per dire di esserci"

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Dare spazio a tutti. È questa la visione di Corrado Formigli. Il conduttore di PiazzaPulita, programma in onda su La7, è convinto che ora più che mai serva esporre tutti i punti di vista. Il motivo? "È importante chiarire che il talk show è un genere televisivo che si regge su alcune regole fondamentali: può cambiare il mix di elementi, ma un punto invariabile è che si basa su un confronto di idee differenti e sul tentativo di dare al pubblico in maniera fruibile e accattivante gli ingredienti e gli elementi per farsi una propria idea". Il riferimento del conduttore intervistato da Fanpage sembra essere anche al caso che ha fatto discutere in questi giorni: il contratto di Alessandro Orsini stracciato perché considerato dalla Rai filo-Putin. 

 

 

Proprio Orsini dopo la polemica è stato ospite di Formigli. "Non solo lui - premette -, ma tutte le altre persone con una posizione simile oppure opposta. I critici facciano pace con questa cosa, i talk show devono garantire una pluralità e farlo in modo vivace. Il genere, fino a prova contraria, si compone di due parole: talk e show. Sono anche stufo del fatto che il talk show sia il benchmark della negatività. Quando Alessandro Orsini diceva cose che piacevano di più, era bravissimo e le università chiamavano le redazioni dei talk perché partecipasse. Ora che è contro il mainstream non va bene".

 

 

Infine quella che sembra essere una frecciata al collega Massimo Giletti, che ha deciso di andare in Ucraina e collegarsi da lì. "Io credo che il collegamento in esterna debba portare un valore aggiunto e oggi quel valore aggiunto è il reportage dai luoghi che non riusciamo a raggiungere e conoscere, risvolti della guerra che non sono stati ancora mostrati. Penso che oggi il ruolo di un conduttore sia quello di stare in studio e far lavorare i propri inviati da lì. Trovo meno interessante l'idea di andare lì per dire di esserci. Qualora dovessi andarci, mi piacerebbe fare qualcosa che gli inviati non sono stati in grado di fare, prendermi anche dei rischi che non mi sentirei di far correre ai miei inviati. È il motivo per cui non mi è venuto in mente di partire, ma è la mia linea sulla guerra, fermo restando che ognuno ha la propria sensibilità e lo rispetto profondamente".

 

 

 

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