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Carlo Jean, un patto tra Russia e Occidente? Il generale ribalta il quadro: cosa c'è dietro la guerra in Ucraina

Mirko Molteni
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Nonostante i diplomatici russi abbiano mostrato martedì a Istanbul di apprezzare, apparentemente, la bozza di accordo proposta dai negoziatori ucraini, per ora la guerra sta proseguendo e non è ancora chiaro se l'annunciato ritiro di truppe russe dai dintorni di Kiev sia un segno di disponibilità diplomatica, oppure una mossa di facciata dovuta al mutamento in corso d'opera dei piani del Cremlino di fronte all'inattesa resistenza delle forze ucraine. A una certa cautela ci invita il generale in congedo Carlo Jean, già comandante della Brigata Alpini Cadore ed esperto di geopolitica per istituzioni accademiche come l'università LUISS di Roma.

 

 

 

Qual è il vero scopo di Mosca?

«Vladimir Putin e i suoi generali si sono accorti che invadere l'Ucraina da ben tre distinte direttrici di attacco rappresentava un compito eccessivo per le forze che sono state destinate all'offensiva. Perciò è molto probabile che Putin stia in realtà rischierando e riorganizzando le truppe russe per concentrare poi lo sforzo nella regione del Donbass. In ciò rientrerebbe anche la rimodulazione dello scopo principale della guerra nel controllo del Donbass, vale a dire uno scopo più limitato rispetto a quello iniziale e che quindi può essere perseguito assai più facilmente».

Cosa ci guadagna?

«In tal modo, il leader russo può comunque presentarsi alla propria opinione pubblica, e a quella mondiale, come vincitore, nel senso che può dichiarare trionfalmente "missione compiuta", e dunque non perdere la faccia. Fra l'altro lo sforzo militare nel Sudest dell'Ucraina, tra il Donbass e il Mar D'Azov è anche più semplice da portare avanti per i russi, data la maggior facilità di assicurare rifornimenti alle proprie forze per via marittima, grazie alla flotta del Mar Nero. Diversamente, nel Nord del paese, sappiamo bene a che difficoltà logistiche sono andati incontro i russi».

 

 



Non sarà che la Russia, mostrandosi inizialmente favorevole ai punti della bozza presentata dagli ucraini, hanno colto l'occasione vedendovi un paravento ideale per i loro veri piani?

«La bozza di accordo di cui si è parlato a proposito dei negoziati di Istanbul potrebbe essere accettata a parole dai russi, sul momento, solo come tentativo di guadagnare tempo prezioso. Del resto, io sono convinto che la Russia abbia sottovalutato, e direi in maniera incredibile, le capacità di resistenza dell'Ucraina. Farei il paragone con Mussolini, quando nell'ottobre 1940 ordinò alle truppe italiane di attaccare la Grecia, da lui reputata una facile preda. Ma aveva sottovalutato la tenacia degli avversari, esattamente come Mosca ha fatto con Kiev. Lo si vede bene dai più recenti avvenimenti, anche dall'intensificarsi, negli ultimi giorni, di questi pesanti bombardamenti aerei e missilistici».

Che cosa accadrà dopo? Ci aspettano forse lunghi anni di tensione con la Russia?

«Non credo proprio che dopo questo conflitto ci sarà una lunghissima fase di tensione fra la Russia e l'Occidente. In sostanza, non credo all'ipotesi di un vero e proprio corrispettivo odierno della Guerra Fredda, così come l'abbiamo conosciuta nei decenni passati, al tempo dell'Urss. Questo perché un muro contro muro non è nell'interesse dei russi, e neanche in quello dei Paesi occidentali. L'Occidente tornerà, presto o tardi, ad aprire alla Russia perché, detto chiaramente, non vuole che la Russia finisca col diventare una specie di colonia della Cina. E anche perchè i Paesi europei non vogliono che dall'interruzione dei rapporti economici con la Russia derivi una grave crisi».

E la Russia?

«Anche Mosca teme la Cina e vuole ricucire con noi. Non accadrà però, a mio parere, ciò che è nelle speranze del presidente francese Macron, cioè l'idea di attrarre la Russia in un vero e proprio asse occidentale contro la Cina. Sarà più facile che la Russia preferisca, in prospettiva, rimanere neutrale fra Occidente e Cina, cercando buoni rapporti con entrambi». 

 

 

 

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