Non è l'arena, il professor Bressanini contro Giletti: "Perché non vado al suo circo"
Il mitologico tampone positivo al kiwi costa caro a Massimo Giletti. Nei mesi passati, in pieno psicodramma Covid, a Non è l'arena aveva fatto scalpore l'esperimento del medico no vax Leonardo Amici. E ora, a distanza di settimane, il chimico e divulgatore scientifico Dario Bresssanini si sfoga su Twitter, mettendo in imbarazzo il conduttore di La7 e i suoi autori.
"Mesi fa, prima che in tv la guerra spostasse dalle prime serate la pandemia, sono stato contattato da La7 per avere informazioni sui test e sul perché arancia e kiwi risultassero 'positivi' - rivela il professore -. Anche se ero a fare la spesa mi sono messo a spiegare il perché erano delle caz***te, che nei video che giravano neanche compariva la linea di controllo, e che un dispositivo va usato solo nella maniera per cui è stato pensato, altrimenti non ha alcun valore. Fermo tra i surgelati ho fatto l'esempio più terra terra che mi veniva in mente: 'Se una pillola anticoncezionale invece di mangiarla se la infila, beh, poi non si può lamentare se non funziona'. E poi via di spiegazioni sulle sequenze proteiche, sugli amminoacidi comuni a tutti gli esseri viventi etc".
Risposta dall'altra parte del telefono: "Ho capito grazie, quindi non hanno alcun senso quei video". "Eh no - la risposta di Bressanini - sono solo propaganda antivax". Alla fine, spiega, "mi dice 'Senta, ma lei verrebbe in trasmissione a spiegare queste cose?'. 'Beh, dipende, chi sarà presente?'. 'Ci sarà il <INSERISCI QUI NOTO MEDICO CIALTRONE ANTIVAX>'. Non mi ha detto 'Grazie il cialtrone non lo invitiamo più'. No! Pur ora consapevole che avrebbe detto caz***te lo avrebbero invitato lo stesso, e anzi sarebbero stati contenti se io avessi partecipato per contestarlo. Perché il circo deve continuare".
Il dottor Amici e il tampone positivo al kiwi: guarda il video di Non è l'arena
"Non mi avete visto in TV vero? - prosegue Bressanini - Perché al circo non si partecipa. Gliel'ho detto al telefono (nel frattempo mi ero spostato nella più tiepida zona delle bevande), pur consapevole che le sue scelte erano dettate dall'alto. 'Non voglio contribuire alla disinformazione mi spiace'. L'errore, di noi pubblico, è considerare i talk show come informazione. Non lo sono. Sono intrattenimento travestito da informazione. E la baruffa alza gli ascolti, e il giorno dopo i social ne parlano, e i giornali online li riprendono. Presentare informazioni false sapendo che sono false non è essere pluralisti. Se sei un giornalista non inviti uno a dire 'fuori piove' e l'altro a dire 'c'è il sole'. Non sei un reggimicrofono. Il tuo mestiere è aprire la finestra e raccontare al pubblico come stanno le cose. Ho peccato anche io in passato (non avevo neppure chiesto chi altri partecipasse al "dibattito"). Ora cerco di stare più attento. Qualche talk show lo guardo ancora, ma se sento che ci sono ospiti impresentabili spengo la TV e prendo in mano un fumetto. Ne ho tanti arretrati!".