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Giampiero Mughini e il Battaglione Azov: "Nazisti? No, eroi massacrati come cani. E Travaglio li deride"

martedì 29 marzo 2022
Giampiero Mughini e il Battaglione Azov: "Nazisti? No, eroi massacrati come cani. E Travaglio li deride"

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Il battaglione Azov un manipolo di ucraina brutti, sporchi, cattivi e soprattutto nazisti? Giampiero Mughini scrive a Dagospia per rispondere indirettamente a Marco Travaglio e al Fatto quotidiano, che anche sulla guerra in Ucraina confermano il loro tipico vizio, quello di dividere il mondo in buoni (loro) e cattivi (gli altri).

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"Confesso - scrive Mughini - che in questa giornata il mio animo è interamente dalla parte dei soldati ucraini che stanno tenendo ancora le ultime case e gli ultimi scantinati della città di Mariupol, una città su cui la violenza della guerra si è abbattuta come su poche altre città della Seconda guerra mondiale". Un sacrificio eroico di cui protagonisti non solo le migliaia di civili rimasti in città, ma anche i soldati che stanno combattendo contro i russi in una guerra senza quartiere. "Se le sorti della guerra sono ancora tali che Putin non potrà non sedersi al tavolo della pace, lo si deve innanzitutto a loro", sottolinea il giornalista ed opinionista, riferendosi al Battaglione Azov. E qui arriva la polemica con Travaglio & company.

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"Sul Fatto ho letto un articolo che li deride, che li taccia di essere dei 'nazisti' punto e basta, dei nazisti loro che stanno probabilmente per essere uccisi come cani da un esercito le cui doti cavalleresche sono dubbie". Quello che evidente sfugge al Fatto e a tutto il popolo dei "né-né", che nei fatti finisce per avallare (se non sostenere) l'invasione russa, è che "la guerra è spaventosa, più che questo; e non è che in ciascun frangente della guerra è facilissimo tracciare una linea di demarcazione tra i 'buoni' e i 'cattivi'". Alla luce del loro coraggio e della loro dedizione alla causa ucraina, conclude Mughini, "quelli del battaglione Azov sono oggi ai miei occhi dei 'buoni', degli eroi, altro che dei nazisti da indicare al pubblico disprezzo mentre stanno per essere massacrati". 

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