Dmitrij Medvedev, le ultime minacce: "Pena di morte e armi atomiche". Il superfalco peggio di Putin?
Dmitrij Medvedev ha fatto dimenticare il passato. L'ex presidente russo che non aveva legami né con il Partito comunista né con i servizi segreti e che aveva fatto sperare in una svolta democratica del Paese, oggi sembra tutt'altra persona. Non sono infatti passate inosservate le sue parole sulla guerra in Ucraina, così come le sue minacce. Attualmente vicecapo del Consiglio di sicurezza, l'ex premier e presidente arriva addirittura a tirare in ballo l'uso delle armi nucleari contro l'Occidente e il ritorno della pena di morte. "Nessuno vuole una guerra, tanto meno un conflitto nucleare che è una minaccia per l'esistenza della civiltà umana in generale - sono state le sue parole riportate da Repubblica -. Tuttavia è ovvio che la minaccia esiste sempre". E ancora: "È folle" credere che le sanzioni occidentali contro i russi possano influenzare il Cremlino. "Può uno di questi uomini d'affari avere il minimo grado d'influenza sulla leadership del Paese? Ve lo dico apertamente: no, in nessun modo".
Medvedev non ha dimenticato neppure gli oligarchi, anche loro oggetto di sanzioni: "Non potete prendere posizione contro lo Stato in una così difficile situazione, perché è tradimento". Insomma, le parole dell'ex presidente sono molto diverse dai toni concilianti che usava anni fa. Basta pensare che con Mosca fuori dal Consiglio d'Europa, Medvedev ha ventilato la possibilità di revocare la moratoria sulla pena di morte.
Per non parlare poi del "consiglio" a Varsavia: "Prima o poi i polacchi capiranno che l'odio verso la Russia non rafforza la società, non contribuisce al benessere o alla pace. I loro interessi sono stati sacrificati alla russofobia di questi politici mediocri e dei loro burattinai d'oltreoceano con chiari segni di follia senile". Quanto basta per far ricredere su Medvedev, che ora parla esattamente come Putin.