Alessandro Orsini, "caccia al filorusso in Rai". Guglielmi: chi l'ha fatto fuori
"L'informazione è schiacciata sulla propaganda di guerra, non mi meraviglio che vogliano silenziare Alessandro Orsini". L'accusa, durissima, arriva dall'ex direttore di Rai3 Angelo Guglielmi in un'intervista al Fatto Quotidiano. Guglielmi si dice "preoccupato" da come la televisione e i giornali stanno raccontando la guerra in Ucraina. La sospensione del contratto di Orsini, considerato filo-putiniano, a Cartabianca "mi è parsa una cosa assurda, ma al tempo stesso non mi stupisco di certo. Oggi quasi tutti i mezzi di comunicazione, che siano giornali, radio, tv, sono impazziti di fronte alla guerra. Non fanno che parlarne come se la stessero pubblicizzando, come se avessero piacere ad alimentarla. Il rischio è che anche loro diventino strumento di promozione e propaganda, col pericolo che la guerra poi si estenda, se questo diventa l'umore prevalente nell'opinione pubblica".
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"In un clima del genere - prosegue - diventa normale la caccia al filorusso. Qui però non si tratta di essere dalla parte di Putin, ma di spiegare il perché della guerra". Per Guglielmi, "una prima questione è quella del silenziamento delle opinioni non allineate. Poi c'è un tema di mancanza di approfondimento. Non ci dicono perché c'è la guerra, perché Putin ha invaso l'Ucraina, a nessuno viene in mente di dare una lettura che vada oltre i buoni e i cattivi. E invece credo che l'informazione non debba sottrarsi".
Per quanto riguarda la Rai, "il servizio pubblico sconta il fatto di essere in mano alla politica, che oggi continua a comportarsi come si è sempre comportata. Non è una novità che in Rai qualcuno cerchi di fare gli interessi dei partiti piuttosto che quelli del pubblico, fino al punto che ogni tanto si finisce per nascondere la verità pur di non danneggiare questo o quel politico". Ma, aggiunge Guglielmi, "non ne faccio un discorso soltanto della Rai. Ma mi sembra come se volessero andare in guerra loro, i giornalisti, ovviamente dal comodo dei loro uffici. C'è una certa adesione, un piacere che mi stupisce. La delicatezza dell'argomento richiederebbe un po' più di cautela e di distanza". Quanto all'invio delle armi italiane, Guglielmi conclude: "Alimentare la difesa con le armi significa anche per noi entrare in guerra, partecipare. Su questo argomento sento invece dei toni che non mi piacciono per niente".