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Vladimir Putin, cosa sa Grachev portavoce di Gorbaciov: "L'interesse di Biden per una crisi in Europa, come cadrà lo Zar"

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E' Andrei Grachev a fare le ultime correzioni, quel 25 dicembre 1991, al discorso con cui Mikhail GorJbaciov annunciò la dissoluzione dell'Urss. "Subito prima lo rilesse ad alta voce a me", ricorda il portavoce dell'ultimo presidente dell'Unione sovietica, in una intervista a La Stampa. "Provo un grande rimpianto, perché né la Russia né l'Occidente hanno saputo approfittare della chance storica e miracolosa offerta da Gorbaciov - afferma parlando da Parigi -. La Russia ha fallito il test della libertà. Ma l'Occidente non ha passato quello della vittoria nella Guerra Fredda: invece di trovare il modo di associare Mosca alla costruzione di un mondo comune, ha scelto d'isolarla e allontanarla".

 

 



Putin è pazzo? "Troppo facile spiegare la guerra così. Anche se l'operazione lanciata è irrazionale, assurda e soprattutto controproducente, perché la sicurezza della Russia, che lui vorrebbe rafforzare, ne soffre. L'economia è devastata dalle sanzioni. La Nato, invece di allontanarsi dalle frontiere del Paese, si avvicina sempre più. E l'Ucraina, che voleva smilitarizzarsi, uscirà dalla crisi più ostile a Mosca e riarmata dall'Occidente". In più, gli Usa, che si disinteressavano della difesa in Europa, vi ritornano in forze... "Sì. E sospetto che i circoli di Joe Biden avessero degli interessi a una rottura tra l'Europa e la Russia e tra questa e l'Ucraina: a una crisi tipo Afghanistan bis per Mosca. Permette agli Usa di far dimenticare la disfatta e la vergogna per la loro gestione della tragedia in Afghanistan. Gli americani adesso spostano l'attenzione dalla Cina e ritornano in Europa. Questo fa il gioco di Pechino. E' un tentativo curioso e paradossale, che fa pensare a Henry Kissinger nel 1972, quando utilizzò la Cina in funzione anti-sovietica".

 

 

 

 

Esiste in Russia una vera opposizione a Putin e al suo clan? "Dopo l'intervento voluto da Breznev in Cecoslovacchia, ci furono otto persone che protestarono nella Piazza Rossa, nel 1968. Dopo l'invasione dell'Afghanistan, nel 1979, ci vollero sei anni prima che Gorbaciov prendesse il potere. Ma ormai la storia si accelera: questa volta non aspetteremo sei anni per vedere un nuovo dirigente al posto dell'attuale presidente e la Russia gestita da un sistema post-Putin", "l'ottica di Gorbaciov prevarrà su Putin. I giovani di oggi, figli della generazione di Gorbaciov, non vogliono essere trascinati nel passato sovietico e neppure in una nuova versione asiatica dell'impero".

Conclude Grochev: "Ora bbisogna accompagnare i due Paesi impegnati nel conflitto verso un'uscita d'emergenza", "bisogna ritornare, nonostante tutto, alla formula discussa al momento degli accordi di Minsk: la neutralità e, quindi, la finlandizzazione dell'Ucraina. Altra questione dibattuta per otto anni: fare dell'Ucraina uno Stato federale, per confermare a livello istituzionale l'esistenza di una minoranza di lingua russa, che corrisponde a quasi un terzo della popolazione. Questo tipo di soluzioni potrebbero calmare il gioco, offrire a Putin la possibilità di giustificare l'alt all'offensiva". 

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