Rai, la lettera-bomba di Marc Innaro ai vertici: "Tutti tornano a Mosca, cosa aspettiamo?". Censura, un pesantissimo sospetto
Dopo un primo allarme, adesso tutte le tv europee e internazionali hanno deciso di ritornare a Mosca. Unica eccezione la Rai. "Tutti stanno tornando, perché noi siamo ancora chiusi? Cosa aspettiamo a riaprire?", avrebbe chiesto il corrispondente dalla Russia Marc Innaro in una lettera all'ad Carlo Fuortes e a tutti i vertici Rai. Lo scrive il Fatto Quotidiano. Il giornalista, che non si è mai mosso dalla capitale russa, si sarebbe detto contrario fin dall'inizio alla chiusura e da qualche giorno a questa parte spinge per la ripresa.
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La fuga delle tv da Mosca risale allo scorso 5 marzo, quando la Duma ha varato una legge che prevede restrizioni per i cronisti, col rischio di pene fino a 15 anni di carcere per corrispondenze considerate “anti-governative”. Dopo qualche giorno, però, il panico iniziale sembra essere rientrato, col ritorno sul posto di quasi tutti i corrispondenti. L'ufficio legale di Viale Mazzini, invece, da una parte dice che “non ci sono le condizioni per riaprire”, dall’altra non chiude tutte le porte, ma si riserva di valutare le possibili evoluzioni della situazione.
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Contrario a questo temporeggiamento l'Usigrai: "Ormai lo stop più che di un provvedimento cautelare a tutela dei giornalisti assume la forma di un bavaglio imposto dall’ad Fuortes e dai vertici su improprie pressioni arrivate dai partiti a danno di un prestigioso presidio giornalistico dell’azienda". Al centro della polemica ci sarebbe la considerazione secondo cui Innaro sarebbe filoputiniano. Due delle sue corrispondenza da Mosca sono state giudicate così, soprattutto quando il giornalista ha mostrato al Tg2 una cartina con l’allargamento della Nato. Cosa che ha spinto perfino Letta a chiedere la rotazione dei corrispondenti. La necessità di "ritirare" i giornalisti da Mosca, quindi, era arrivata proprio nel momento giusto. Adesso però tutti hanno fatto marcia indietro.
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