Roman Abramovich, la lista nera e l'ordine di Putin. Retroscena: i pesantissimi sospetti sulla vendita del Chelsea
Per Roman Abramovich sembrerebbe arrivato il momento di tagliare la corda da Londra. In realtà già lo ha fatto da anni a livello fisico, ma adesso che è scoppiata la guerra in Ucraina e che a scatenarla sia stata la Russia di Vladimir Putin la sua situazione del magnate è diventata molto delicata. Il governo presieduto da Boris Johnson non ha ancora deciso se inserirlo o meno nella “lista nera”.
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Nel dubbio Abramovich ha deciso di giocare d’anticipo: nelle scorse ore ha annunciato ufficialmente di aver messo in vendita il Chelsea, club londinese che praticamente ha creato quasi da zero e reso uno dei più competitivi e vincenti degli ultimi 20 anni. Il prezzo richiesto è di circa 3 miliardi di sterline, ma non è tutto perché Abramovich ha anche assicurato che i proventi andranno “a beneficio di tutte le vittime della guerra in Ucraina. Questo include provvedere fondi per i bisogni urgenti e immediati così come per il sostegno alla ricostruzione a lungo termine”.
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Uno slancio umanitario “paraculo” ma comunque apprezzabile, anche se è innegabile che la sua principale preoccupazione sia tutta individuale: terrorizzato dal possibile “blocco” di Londra, l’oligarca russo avrebbe messo in vendita pure la sua residenza di Kensington Palace Gardens e un’altra casa di tre piani situata a Chelsea. A giudicare da come si sta muovendo, Abramovich sembra temere seriamente che il governo britannico possa aggiungerlo alla “lista nera”… Per inciso, anni fa un giornalista inglese aveva accusato l'oligarca di aver comprato il Chelsea su ordine diretto proprio di Vladimir Putin, di cui sarebbe poco più che un prestanome: Abramovich, però, fece causa al giornalista e vinse in tribunale.
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