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Sergio Bonelli Editore, a 80 anni guida il nuovo Rinascimento italiano del racconto popolare

 Gli eroi della Sergio Bonelli Editore

Una grande mostra itinerante, la serie tv di Dylan Dog, il film di Dampyr, il boom in libreria. La casa editrice di Tex e di Dylan Dog brilla per un nuovo boom . Nel sacro nome del fondatore.

Francesco Specchia
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L’ufficio del mai troppo rimpianto Sergio Bonelli Editore a Milano, cuore pulsante dell’editoria a fumetti italiana, non era un semplice ufficio. Era un «antro misterico». 

Era un fortino presidiato da una biblioteca borgesiana e da inquietanti marine notturne surrealiste mischiate a serigrafie di Klimt e foto di John Ford. Ricordo anche un juke box Wurlitzer anni 50 che probabilmente accompagnava con le canzoni di Armstrong e di Cole Porter il ticchettio del buon Sergio, mentre batteva il ritmo delle sue storie che uscivano dalle fauci dell’Olivetti Lettera 32. Il mio rimpianto è di non averci portato lì i miei figli[ che hanno la giovane età dei nipotini di Sergio -figli del figlio Davide-; e che sono intossicati da anni a dosi massicce di Tex e Martin Mystere. Ma non si sa mai.

Ora, io respiro gioia e nostalgia, a sapere che, quell'ufficio, dopo essere stato set televisivo (The Editor Is In per Sky Arte HD) è, da qualche tempo, la war room di Davide Bonelli, giovane erede di cotanta tradizione editoriale. Di Davide, peraltro,  il papà Sergio mi diceva, sorridendo, che leggeva solo Diabolik. Vorrei lo vedesse ora.

Davide Bonelli è direttore generale - con Simone Airoldi, geniaccio dell’editoria migrato dalla Disney- della casa editrice che s’è trasformata, adeguandosi ai tempi, in una sorta di indusria culturale a 360°. Molti gli elementi che l’hanno spinta sugli scudi. Il boom nelle librerie e nelle fumetterie che rilancia le tavole disegnate tra i giovanissimi. Uno store nuovo di zecca di 160 mq sui Navigli milanesi, per dire. Poi c’è la mostra alla Fabbrica del vapore, sotto la Madonnina Bonelli story. 80 anni a fumetti, concentrata sull’anniversario dell’italianissima Case delle idee, fatta di tavole e copertine originali, opere di più di 200 disegnatori: è stata un faro nel deserto del Covid, tant’ è che ora andrà in tour nelle città d’Italia a partire dalla Napoli del Comicon. Eppoi, appunto il cinema e la tv. È il solenne incedere della rivoluzione. Mi dice Michele Masiero, uomo-macchina cresciuto alla scuola dei sogni bonelliani ora direttore editoriale sulla sedia che fu del mitico Decio Canzio: «L’idea è quella di trasformarci in una vera media company, tra fumetti ma anche tv con la serie di Dylan Dog in fase progettuale con la regia di James Wan e quella animata di Dragonero per la Rai già avviata, il film al cinema di Dampyr fatto in Serbia con una società piemontese, la Alpes che ha già lavorato con Marvel e Dc Comics, editore di Superman e Batman». Mi vengono i lucciconi.

La prima intervista della mia vita è stata a Sergio Bonelli, l’imprinting. Sergio, era il 1989, mi raccontò la storia della sua famiglia: la mamma imprenditrice Tea, il padre -patriarca Gianluigi, un appartamentino con tre impiegati diventato in tre generazioni un colosso imprenditoriale nutrito a Salgari, Karl May e Jack London, la cui storia s’intrecciava con quella stessa del Paese; e la censura del Minculpop; e il dramma di Tangentopoli; e la mission di un lavoro che Sergio stesso considerava con umiltà («Non ho mica inventato la Coca Cola o la penicillina»). E io, assieme a milioni di lettori, ero lì, che volavo sul Piper di Mister No, entravo negli incubi di Dylan Dog e nella foresta di Darkwood di Zagor (che ora s'incontra, inopinatamente con Flash, ora fieramente con Tex)  e tra le caligini vampiriche di Dampyr, frequentavo le lezioni d i criminologia di Julia. Ora le cose non sono cambiate più di tanto. Mi godo i graphic novel storici alla Nero e le riduzioni a fumetti dei Bastardi di Pizzofalcone o del Commisario Ricciardi, frutto di una fortunata joint venture tra Bonelli e il giallista Maurizio De Giovanni.. 

Ora cavalco ancora con Tex, ma sulla sella faccio spazio ai miei figli che si sono goduti la mostra milanese di Bonelli come fosse una partita del Milan. Ora, gli eredi mi resocontano esattamente su quante volte il mio ranger s’è ingozzato di bistecche alte due dita e montagne di patatine fritte; su quanti pendagli da forca ha spedito all’inferno; o su quante volte è stato ferito, naturalmente di striscio, alla tempia. 

Mi mancano molto la fantasia, l’allegra umanità, la leggenda di Sergio. E leggo con simpatia le dichiarazioni di Davide: «Mio padre Sergio ci ha purtroppo lasciati il 26 settembre 2011, ed è anche e soprattutto a suo nome che la redazione di Via Buonarroti 38 non ha mai smesso di pubblicare. Ricordo ancora nitidamente i giorni lontani in cui, bambino vedevo mio padre scrivere di getto, come se fosse la cosa più facile del mondo, centinaia di pagine». Oggi la Bonelli editore con i suoi albi da 150mila lettori  a botta è diventata davvero la Marvel italiana. E l’ultimo baluardo  dei sogni di carta. Tex come Superman. O come Mattarella...

 

 

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