Report, Roberto Brazzale contro Sigfrido Ranucci: "Ingannato e infangato dal loro montaggio"
Di grane, ultimamente, il conduttore di Report Sigfrido Ranucci ne ha avute parecchie. Ma più di una l'ha creata lui a chi il grana, nel senso del formaggio, lo produce. Come Roberto Brazzale, patron dell'azienda omonima, produttrice del formaggio Gran Moravia, un "grana a marchio di impresa" come lo definisce lui, e oggetto nella puntata del programma dello scorso 3 gennaio di un servizio, completamente destituito di fondamento. Il pezzo di Report provava a suggerire l'idea che l'azienda italiana con caseificio in Repubblica Ceca produca grana non seguendo controlli ineccepibili e metta in commercio forme "anonime" che potrebbero essere inserite, in modo illecito, nelle produzioni di altre aziende con marchio Dop. Uno scoop inesistente, ma montato ad arte per farlo risultare credibile.
Brazzale, in merito a quel servizio lei ha parlato di «mistificazione della realtà, alterazioni delle interviste, omissioni». Cosa l'ha fatta arrabbiare di più?
«Il fatto che noi abbiamo aperto tutte le porte della nostra azienda in totale trasparenza. Poi ci siamo accorti che quel servizio non puntava a far conoscere qualcosa, ma a dimostrare una tesi predefinita, eseguendo dei montaggi tali da alterare il senso delle immagini e delle dichiarazioni. È una tecnica molto sottile pericolosa. Temendola, io ho fatto filmare a mia volta tutte le interviste e poi ho postato tutto il girato, sbugiardando Report. Non mi fidavo e facevo bene».
Nella puntata Ranucci dice che la vostra azienda «produceva Grana Padano con latte straniero», fatto illegale ma falso. Nella puntata successiva il conduttore ha rettificato l'errore...
«Falso assoluto. Ha dovuto rettificare, ma lo ha fatto a modo suo. Con l'aggiunta cioè di un commento sulla nostra trasparenza. Ranucci, probabilmente toccato nel vivo, ha aggiunto "d'altronde i similari confondono i consumatori, hanno confuso anche noi". Altro che confusione: il nostro formaggio ha il sistema di tracciabilità più preciso al mondo. Sulla confezione c'è anche l'etichetta multimediale di origine, grazie a cui si può risalire a tutti i nostri produttori di latte su mappa Google. Affermazioni simili sono prassi di un giornalismo in cui la denigrazione e il sospetto sono usati spudoratamente per massimizzare l'audience».
Nel servizio si suggerisce l'idea che il vostro latte non sia sottoposto a controlli accurati. Dov' è la distorsione?
«Viene riportata solo la dichiarazione dell'allevatore che ricorda come i controlli sul latte vengano fatti dall'acquirente e dall'Associazione degli Allevatori. Ma nel montaggio viene omesso il fatto, dichiarato dopo dall'allevatore, che questa associazione è un organo pubblico di stato e autorevole, istituito presso il ministero dell'Agricoltura ceco. Questa precisazione non è stata montata ovviamente perché avrebbe smentito la tesi di Report».
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Il servizio ipotizza anche la possibilità che le vostre forme senza marchio vengano «infilate in altre produzioni», magari usate per produrre grattugiato spacciato per Grana Padano. Falso?
«Ovviamente ed anche ridicolo. In un punto del servizio vengono suggeriti nello spettatore sospetti in ordine ad attività che sono da sempre in Italia normale prassi commerciale. Parte della produzione non viene marchiata appositamente perché destinata a essere commercializzata con i propri loghi da importanti catene commerciali di cui siamo fornitori. La tesi di Report sulle frodi nei formaggi Dop è destituita di fondamento, perché il sistema dei controlli è di una puntualità e una pervasività enormi. Solo chi è in malafede può pensare che avvengano. E infatti quanti casi di frode le risultano negli ultimi anni nel mondo dei grattugiati? Praticamente nessuno, su milioni di forme».
E non è possibile che un altro marchio, ad esempio Grana Padano, venga messo su una vostra forma senza marchio?
«Tecnicamente è impossibile: va impresso al massimo entro il secondo giorno di vita della forma. Dopo, il marchio non si imprime più perché la crosta del formaggio diventa dura. Anzi, la forma nata senza marchio è la più veritiera e onesta, perché non potrà mai averne impresso uno in un secondo momento».
In un commento sul servizio lei ha scritto: «Lo stalinismo è una categoria antropologia che rinasce ogni volta sotto spoglie diverse». Si riferiva all'uso della menzogna?
«È un sistema tipico dei regimi illiberali e totalitari mistificare la realtà, senza rispetto della verità e della dignità del singolo. Che un programma operi travisando la realtà dei fatti a fini di audience non è accettabile mai; se del servizio pubblico impone di reagire».
Qual è stato il danno economico e di immagine subito dalla sua azienda?
«Noi non abbiamo paura di Report, perché la nostra azienda è nota per la sua trasparenza. Però qualsiasi menzogna genera danno: in questo caso è stato colpito l'intero settore».
Che ne pensa delle polemiche che stanno travolgendo ora Ranucci?
«Credo sia responsabilità civica reagire a un uso dello strumento televisivo che usa come metodo deliberato la mistificazione denigratoria».