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Federico Rampini a Quarta Repubblica: "Sanzioni a Vladimir Putin?". Ecco che fine faremo: Italia, scenari terrificanti

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La crisi Ucraina ha fatto un drammatico scatto in avanti con il riconoscimento del Donbass, ufficializzato ieri, lunedì 21 febbraio, da Vladimir Putin. Insoma, la Russia riconosce i due stati separatisti filo-russi, "annettendo" nei fatti un pezzo di Ucraina. Un riconoscimento propedeutico all'invio di truppe, nascondendosi poi dietro al fatto che per Mosca lo stato sia riconosciuto o, peggio, al fatto che quelle truppe non risponderebbero al Cremlino.

 

Insomma, la situazione sta sempre più precipitando. E a fare il punto sull'intricata situazione, a Quarta Repubblica di Nicola Porro in onda su Rete 4, ci pensa Federico Rampini, firma del Corriere della Sera, autorevole analista di faccende estere, uno che ragiona senza particolari pregiudizi.

E Rampini fa un punto della situazione tanto lucido quanto preoccupante. In primis, ricorda come "le sanzioni non fanno nessun danno agli americani ma faranno più male all'Europa occidentale". Già, Joe Biden minaccia sanzioni durissime, ma a pagarne il prezzo di fatto saremo noi, con un probabile e ulteriore maxi-rincaro del costo di gas e materie prime. 

 

Dunque, entrando nel merito delle azioni dello zar Vladimir Putin, Rampini riferendosi al riconoscimento e dunque all'annessione del Donbass ricorda: "È come se un leader italiano dicesse che la Corsica o Nizza è nostra, è un atteggiamento da guerrafondaio", conclude. E di dubbi ce ne sono pochi: Putin vuole la guerra, in barba a sanzioni o a quello che suggerirebbe il buonsenso.

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