Elettra Lamborghini, la bordata di Francesca Fagnani: "Perché le ho detto no. Voleva ritoccare l'intervista..."
Francesca Fagnani, possiamo parlare da Belva a Belva?
«Ma certo».
Stasera ricomincia Belve, in seconda serata su RaiDue, ma non vedremo la puntata con Elettra Lamborghini. Cos' è successo?
«La Lamborghini ha chiesto di poter rivedere il montato, forse si è pentita di qualche dichiarazione, ma è una richiesta che non potevo accogliere. A nessun ospite concedo di fare l'editing dell'intervista: trovo sia una prepotenza. Dobbiamo smettere di viziare gli ospiti! Ormai vogliono scegliere il parterre nei talk, o da chi essere intervistati... ma le pare? Io non invito mai artisti che devono promuovere un libro o un film: non mi interessano le interviste markette, che sono tutte uguali».
Mi aspettavo di vedere un virologo o una virologa tra le sue "pantere". Invece niente. Come mai?
«Beh, direi che li abbiamo già visti abbastanza...».
Se è per questo abbiamo già visto abbastanza anche Morgan, eppure è il suo primo ospite maschile.
«Beh, ma è diverso! I medici mi interessa ascoltarli quando fanno i medici, non quando cantano le canzoncine. Quanto a Morgan, farò emergere un suo lato inedito».
Ne è rimasto ancora uno?
«Eccome. È stata un'intervista un po' tesa ma in senso positivo: come quando si cerca la guerra per fare pace. Poi spero che nelle prossime puntate arrivi Salvini».
Precisi il tasso di probabilità.
«Non mi ha detto no, quindi spero che la sua risposta ufficiale, che attendo a breve, sia affermativa».
Visto l'andazzo, Sigfrido Ranucci potrebbe diventare la sua prossima belva?
«La domanda è maliziosa e, per questo, mi piace. Quindi le rispondo: perché no? Mi ha appena dato una bella idea! Però non chiedetemi di commentare nel merito la polemica su Report: non ne so abbastanza per esprimere un giudizio».
Come vanno i rapporti con Lilli Gruber dopo il suo monologo a Le iene, dove si lamentava di una celebre collega che non la voleva nel suo parterre?
«Non ho mai detto che fosse la Gruber».
Ma si capiva. E non è proprio da vera Belva gettare il sasso e nascondere la mano.
«Mi creda, io non sarei così certa che si tratti della Gruber... Non ho fatto il nome perché non volevo che il dibattito si fermasse al gossip della persona chiamata in causa. Il mio scopo era sfatare il mito della solidarietà al femminile in un mondo come il giornalismo che fa grandi proclami ma poi è il primo a pagare meno le donne. E parlo per esperienza».
Ma la persona che ha tirato in causa si è fatta viva? In fondo, tutti sbagliamo e sarebbe stato un bel gesto di solidarietà femminile...
«...O di auto-denuncia! (ride, ndr) Comunque no, nessuno mi ha chiamata».
A proposito, negli ultimi mesi si è cercato "una donna" per il Colle, poi "una donna" per Sanremo. Cosa ne pensa?
«Mi dà fastidio che si cerchi "una", di nome, e "donna", di cognome, quasi per gentile concessione degli uomini. È una questione mal posta: dobbiamo rivendicare la nostra forza e il nostro merito, quando però ci sono. La vera sfida è la meritocrazia, non la presenza di "una donna", a prescindere».
Quindi, quale nome avrebbe fatto per il Colle?
«Elisabetta Belloni era un profilo molto qualificato, così come Marta Cartabia».
La riconferma di Mattarella è stata una vittoria della politica, come ci hanno fatto credere?
«No, è una sconfitta dei partiti e dei loro leader. Allo stesso modo, il ricorso ai referendum non deve diventare una scorciatoia perché il parlamento non fa le riforme».
Posso finire con una domanda da Belva?
«Certo».
I suoi ospiti accettano di parlare di tutto e non vedono le domande prima. Però, quando è il suo turno vieta domande sul suo compagno Enrico Mentana. Non è da vera Belva, lo sa?
«Ma non è così! Lei mi può chiedere di Mentana a patto però che, quando intervista lui, lo interpelli su di me. Invece non accade mai».