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Green pass, Gianluigi Paragone distrugge Walter Ricciardi: "Parodia di loro stessi. Vergogna, beceri, pericolosi". Mai così estremo

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Contro il green pass e obblighi pandemici, torna a cannoneggiare Gianluigi Paragone, il senatore no-pass e no-vax che, sul punto, sulle obiezioni realtive al certitficato verde, si spende in considerazioni condivisibili. Il tutto dalle colonne de Il Tempo, laddove cannoneggia: "Che senso ha andare avanti con dichiarazioni come quelle che ho ascoltato negli ultimissimi giorni da parte di Walter Ricciardi, il consulente del ministro Roberto Speranza, per cui bisogna convivere con il Green Pass?", premette. 

 

E ancora: "Che senso ha incistarsi in obblighi vaccinali senza che i dati confortino tale scelte politica? Che senso ha farci esistere solo e se mostriamo un qr code? Basta, davvero non se ne può più di una realtà artefatta dove gli scienziati sono una parodia di quel che dovrebbero essere; dove il governo non ha più la minima credibilità quando cita numeri e tabelle; e dove i cittadini vivono in uno stato ipnotico alimentato da tv e giornali. Davvero, basta".

 

Nel mirino del leader di Italexit, come detto, in particolare il certificato. Paragone chiede infatti di far "decadere la vergognosa ostensione del green pass rafforzato per andare a lavorare, una ferita profonda che oltre a minare le fondamenta dello stato di diritto umilia i lavoratori, togliendo loro la dignità". E ancora: "Il green pass non c'entra nulla - ma proprio nulla - con l'aspetto sanitario, è piuttosto una procedura becera e pericolosa; tanto che non basterebbe nemmeno la sospensione ma la cancellazione della sua matrice digitale: non deve più accadere che i diritti siano subordinati a un qualsiasi lasciapassare". 

Secondo Paragone, "il green pass e il supergreen pass devono cessare a breve, bruciando la scadenza del 31 marzo. Inorridisco nel pensare che ogni azione del nostro vivere quotidiano sia scandito dalla lettura di un quadratino. E trovo scandaloso che ognuno di noi sia oramai quel codice e non più un cittadino italiano garantito da una Costituzione", conclude nella sua intemerata.

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