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Report, il vero sospetto su Sigfrido Ranucci: "Come mai nessuno ha usato quei video?", situazione più grave del previsto

Gianluca Veneziani
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E il Copasir si mosse. In merito alla vicenda Ranucci, e cioè alla questione dei video pubblicati dal Riformista in cui il conduttore di Report vanta relazioni con uomini dei servizi segreti ma anche a quella degli sms intimidatori da lui inviati al deputato forzista e membro della Commissione di Vigilanza Andrea Ruggieri, il Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica ha deciso di intervenire. Ieri, come ha reso noto il suo presidente Adolfo Urso, il Copasir «ha accolto la richiesta dell'on. Ruggieri di essere audito. L'audizione si svolgerà oggi alle ore 13».

 

 

È verosimile che si tratti di un primo passo che potrebbe portare il Comitato a sollecitare l'apertura di un'inchiesta interna ai Servizi, per verificare l'attendibilità delle dichiarazioni di Ranucci e le responsabilità di eventuali agenti coinvolti. Una procedura simile si era verificata già nel caso dell'incontro tra Renzi e il dirigente del Dis Marco Mancini: in quella circostanza il Copasir aveva prima proceduto con le audizioni (in quel caso ai direttori di due agenzie dell'intelligence), quindi sollecitato un'inchiesta interna ai Servizi. Mentre il Copasir si muove, resta viva la querelle tra Ranucci e il direttore del Riformista Piero Sansonetti. In ballo ci sono due questioni: la presunta manipolazione del video in cui il conduttore di Report tratterebbe per l'acquisto di ipotetico (ma inesistente) materiale scottante per l'ex sindaco di Verona Tosi; e la sua natura di inedito.

Sul primo aspetto Sansonetti è categorico: «L'affermazione di Ranucci secondo la quale sarebbe stato manipolato è falsa e diffamatoria», così «grave» che «lo quereleremo». La questione rischia di arrivare in tribunale, a meno che Ranucci non si scusi. Ma anche sul secondo punto Sansonetti apre uno scenario interessante. Innanzitutto ribadisce che «il filmato è inedito» in quanto nessun altro media lo ha mai «pubblicato nella sua interezza». A onor del vero, online si trovano alcuni stralci, anche ampi, del filmato, disponibili su YouTube già 7 anni fa, come quello pubblicato da Venezie Post e scovato da un giornalista di Wired, Raffaele Angius, ma non ce n'è nessuna versione integrale. Il vero nodo comunque è un altro: se i video, anche parziali, di quella conversazione erano già conosciuti, come mai nessuno ha avuto l'intuizione, la solerzia e lo scrupolo di diffonderli e denunciarli? Qualcuno forse aveva interesse a coprire Ranucci e i suoi metodi non proprio trasparenti di procurarsi materiale scottante? «Beh, sarebbe una cosa gravissima», si risponde Sansonetti. «Possibile che da anni la Rai sapesse che Report andava a caccia di dossier con quei metodi e non intervenisse per fermare l'andazzo? [...] Se fosse vero che il documento era noto, ci troveremmo in una situazione più grave di quella che immaginavamo».

 

 

L'INCONTRO
La tesi difensiva di Ranucci è che nessuno è intervenuto a sanzionare quel metodo perché si trattava solo di un bluff, sia per quanto riguarda le modalità possibili di acquisto del materiale (tramite fatture false) che i legami vantati con agenti dei Servizi. «Le fatturazioni fittizie da parte di Ra- *b. nucci non sono state mai fatte, né vere né finte», avvertono i legali di Report. «Ranucci in quell'incontro ha bluffato per verificare la esistenza o meno del video hard con il quale Tosi poteva essere ricattato. Ha bluffato anche quando ha assicurato agli interlocutori di avere entrature nei Ros e nei servizi segreti». Ma teniamo in conto la possibilità che Ranucci non stesse bluffando. In quel caso, a che pro acquisire del materiale che comunque la Rai non avrebbe mai mandato in onda, trattandosi di presunti filmini a sfondo hard? Possibile che Ranucci intendesse metterli a disposizione degli 007, dato che, come lui dice in un video, i Servizi «cercano queste cose qua»? E a quale scopo farlo, per lasciarli lì come potenziale arma ricattatoria? Chissà che anche questi aspetti non vengano approfonditi nell'audizione del Copasir e in un'eventuale indagine interna ai Servizi.

LA SUCCESSIONE
Del resto, non sono solo i metodi di operare di Ranucci a sorprendere. Colpiscono anche i modi con cui lui è arrivato a guidare Report. Fino al 2014 erede designata di Milena Gabanelli, con tanto di suo annuncio, pareva essere Sabrina Giannini, inchiestista di razza e nella squadra del programma da tempo. Ma nel 2017 le gerarchie vengono misteriosamente ribaltate e conduttore, o meglio duce di Report, diventa l'allora co-autore Ranucci: la Gabanelli non era a conoscenza dei sistemi con cui Ranucci provava a procacciarsi il materiale come nei video del 2014, oppure sapeva e ha taciuto, favorendo l'ascesa del suo inviato? Di sicuro, da allora Ranucci ha assunto poteri degni di un monarca assoluto al punto che, a differenza della Gabanelli, è unico autore del programma, senza co-autori. La Rai lascia fare e nicchia sulle decisioni da prendere. Resta la solita domanda: chi controlla il conduttore?

 

 

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