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Laura Laurenzi, "posso leccarle la...". Firma di Repubblica nei club sadomaso, la rivelazione: una richiesta estrema

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Laura Laurenzi, si racconta in una intervista al Corriere della Sera. Fa la giornalista da più di 50 anni. Gli inizi a Momento sera, "lavoravo gratis, quando arrivava l'amministratore dovevo nascondermi, eppure mi sentivo una privilegiata: prima o poi mi avrebbero assunta»". L'assunzione a Repubblica e il rapporto con Eugenio Scalfari, direttore. "Fantastico. Mi affidava i servizi che non voleva fare nessuno: matrimoni e grandi amori. Il primo fu la storia tra Togliatti e la Iotti, di cui allora si parlava solo sottovoce. Mi spedì a bordo della Vespucci, fece lui il titolo: Una giornalista e quattrocento marinai. Mi mandò anche nei locali sadomaso di New York che mi fecero una certa impressione. Un ragazzo mi chiese: posso leccarle la suola degli stivali?", racconta.

 

Ha intervistato tanti personaggi, ricorda come Anita Ekberg non amasse Fellini: "Ne parlava come di un predatore sessuale. Leggendaria la sua massima: 'Io non è interessata a pompetto". Fu tra i primi giornalisti ad arrivare in via Fani: "Salii sulla berlina di Moro, mi sedetti nel posto dietro a quello di guida, accanto a dove era seduto lui. C'era una pila di carte, le sfogliai: erano le tesi dei suoi studenti di procedura penale. Arrivarono i carabinieri a farmi scendere. Contai i bossoli. Un rigagnolo di sangue continuava a scorrere sul marciapiedi". Parlò con Alfredino Rampi, prigioniero nel pozzo. "C'era un vigile del fuoco, Nando Broglio, che con il microfono e la cuffia conversava con il bambino, per tenerlo sveglio. La mattina del secondo giorno, distrutto per la notte insonne, si tolse la cuffia e me la passò: 'Ci parli un po' lei, che almeno è una donna'. Gli dissi non avere paura, che tutto sarebbe finito presto, che sarebbe arrivata la mamma. Erano davvero convinti di salvarlo. Lui si lamentava per il freddo, per il buio. È un ricordo terribile. Vorrei tanto averlo dimenticato".

 

Era presente al matrimonio di Maradona. "Fece il volo di andata con un cartello al collo: 'Io sono single, è mia moglie che si sposa'. Alla cerimonia civile ero l'unica giornalista, e lui mi fece cacciare. Non è vero che tutti gli argentini lo amavano, anzi, la sua auto passò tra due ali di folla che la prendevano a calci e sputavano sui finestrini; anche perché era una Rolls-Royce Phantom del 1938 appartenuta a Goebbels, il gerarca nazista. Il giorno dopo ci fu il matrimonio religioso. Il banchetto andò avanti sino alle otto del mattino. Ad una festa invece di Berlusconi, lui mi chiese se il lifting era venuto bene. Lui non era soddisfatto, e in effetti l'occhio destro era più gonfio e meno mobile del sinistro", racconta divertita.

 

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