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Rosario Crocetta, il "compagno in fuga dai debiti. Come campa adesso (per non pagare le tasse ed evitare le inchieste)

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Salvatore Dama
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Rosario Crocetta cammina sulla spiaggia di Mahdia, guarda il mare e ha nostalgia della sua Sicilia. Poi pensa alla montagna di guai giudiziari che ha in Italia. E poi pensa al conto in banca, dove le sue tre pensioni arrivano pulite-pulite, con la tassazione del 5 per cento applicata dal fisco tunisino. Infine la nostalgia gli passa. E Rosario col cavolo che ci torna. In Italia. Breve ripasso sul personaggio. Crocetta è stato eletto presidente della Sicilia nel 2012, ma quello è stato l'inizio della fine. La sua storia politica è terminata nel 2017, quando non è neanche riuscito a farsi rieleggere all'Assemblea regionale, mollato dal partito che in passato lo aveva sponsorizzato, il Pd. Dopo l'esperienza amministrativa, Crocetta si è trasferito a Mahdia, paese costiero a sud di Monastir. La Tunisia, in realtà, è sempre stata la sua passione. Sia per fatti culturali che, diciamocelo, per interesse economico. Crocetta si è dichiarato «un cattolico comunista che ama l'Islam». Ma non è che è stato attratto dalle moschee, almeno non solo da quelle. I pensionati italiani sono accolti a braccia aperte. E loro vanno a farsi coccolare dal fisco tunisino, che è buono e compassionevole. Crocetta è di Gela. Era di Gela. Ha venduto tutto e si è trasferito dall'altra parte del Mediterraneo. Ha preso la residenza in Tunisia. Acquisendo tutti i benefit degli espatriati, a partire dalla pensione (le pensioni) che in terra africana vengono tassate al minimo. In Sicilia ha mantenuto un appoggino a Tusa, località di mare in provincia di Messina, e solo quello: «Non potevo permettermi condominio, donna di pulizia e spese varie», aveva spiegato qualche tempo fa a La Sicilia, il primo quotidiano che si era accorto dell'esilio volontario dell'ex presidente.

 

 

VITALIZIO - Le pensioni. Ne ha tre. Ha quella da europarlamentare, essendo stato a Strasburgo dal 2009 al 2012; quella da deputato regionale siciliano; quella da lavoratore. Poca roba, assicura lui: «Il taglio al vitalizio l'ho deciso io e non me ne pento». In effetti, seguendo l'esempio del Parlamento nazionale, l'Ars è passata al regime contributivo. E Crocetta è stato uno dei primi quattro ex deputati che hanno incassato la pensione diretta con il nuovo calcolo. Sono 708,14 euro al mese. Poi c'è l'assegno che arriva da Strasburgo, dove Rosario è rimasto in carica per tre anni, dal 2009 al 2012, dopo è stato eletto governatore e si è dimesso. Come funziona il vitalizio comunitario? Scatta dal compimento dei 63 anni. Ed è una percentuale dell'indennità moltiplicata per la durata del mandato. Anche qui Crocetta non ha fatto in tempo a maturare anzianità. E il bonifico mensile che arriva dall'Europarlamento ammonta a "soli" 962,46 euro.

 

 

LE POESIE - Infine c'è la pensione da lavoratore. Rosario, con il diploma, è stato dipendente dell'Eni. Poi ha collaborato con varie testate e ha scritto un libro di poesie. Anche questo assegno gli arriva quasi per intero, al netto dell'obolo tunisino del 5 per cento. Va detto che durante gli anni della politica attiva non se la passava male: 9.100 euro al mese come europarlamentare e 9.500 come presidente della Regione. Ma questo non basta per poter parlare di esilio dorato. Perché? Il problema è che l'esperienza politica gli è costata uno strascico giudiziario che non finisce più. La Corte dei Conti lo ha condannato a risarcire 738mila euro. Accusati lui, un assessore e un dirigente, di aver dissipato 35 milioni di euro di fondi europei e statali. Nel giugno 2021 Crocetta è stato assolto in Appello dall'accusa di danno erariale. Era stata sempre la Corte dei Conti a condannare l'ex governatore della Sicilia per non aver raggiunto le percentuali di raccolta differenziata imposte dalla legge. Ma è solo una goccia in un mare di guai giudiziari. C'è il caso Montante, cioè l'ex presidente della Confindustria siciliana che, da paladino dell'Antimafia, si è rivelato essere poi un ricattatore seriale. O almeno così dicono le carte giudiziarie. Crocetta è accusato dalla procura di Caltanissetta di aver ricevuto 400mila euro per la campagna elettorale del suo movimento, Il Megafono. E per essersi messo nelle mani di Montante, quando si è trattato di evitare la diffusione di un video hard in cui era accompagnato da dei minorenni tunisini (circostanza che Crocetta nega fino alla morte). Il quadro accusatorio è abbastanza tragico. Secondo i pm, Crocetta sarebbe stato assoggettato ai voleri di Montante, il pupo e il puparo: «Si è messo a disposizione asservendo gli apparati dell'amministrazione regionale sottoposti ai suoi poteri di indirizzo, vigilanza e coordinamento». In particolare, secondo gli inquirenti, alcune nomine di assessori sarebbero state ordinate direttamente dall'ex capo degli industriali.

 

 

PETTEGOLEZZI - Crocetta nega tutto: «Non sono mai stato con un minorenne e non esiste alcun video hard, è un pettegolezzo che mi porto appresso dal 2008. Presentai una denuncia finita nel nulla». Gli avvocati dell'ex governatore negano anche i finanziamenti («L'intera campagna è stata sostenuta con contributi medi di 5mila euro») e le nomine eterodirette («Mai una sollecitazione»). Nel novembre del 2019 poi è venuta fuori un'altra inchiesta, stavolta a Palermo. Dove il giudice per l'udienza preliminare ha rinviato a giudizio Crocetta per corruzione. Avrebbe intascato 10mila euro, in due tranche, per il suo movimento politico "Riparte Sicilia". In cambio, sempre stando all'accusa, il politico avrebbe fatto pressione sulla Regione per favorire la Ustica Lines aumentando le corse per le isole. E dall'Italia continuano ad arrivare brutte notizie. L'ultima nell'aprile 2020, quando il Tribunale di Gela gli ha pignorato il vitalizio per risarcire con 30 mila euro due giornalisti diffamati. Però, in una lunga intervista concessa a Piazzapulita, Crocetta ha smentito di essere fuggito dall'Italia perché indagato per associazione a delinquere. Resta allora soltanto la pista della pensione piena. O quella del ricovero dell'anima: «Sono venuto a leccarmi le ferite, sento il bisogno di riappropriarmi di me stesso». 

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