Report, Sigfrido Ranucci minaccia e insulta? E la Rai lo premia: la sconcertante decisione dei vertici di Viale Mazzini
Mamma Rai non lascia nessuno a piedi, anzi se può promuove. Così, l'ultimo colpo di scena nella vicenda che ha investito Rai3 e il suo programma d'inchiesta più noto, Report, passa per la promozione del conduttore Sigfrido Ranucci, già vicedirettore di rete, a vicedirettore di genere, che niente ha a che fare con la questione uomo-donna, ma riguarda il passaggio legato alla trasformazione della Rai da reti a generi. I nuovi direttori di genere erano già noti, ieri l'amministratore delegato, Carlo Fuortes, ha comunicato al consiglio di amministrazione la lista dei vicedirettori di genere in cui compare proprio Ranucci, con un incarico ad personam, per la Direzione approfondimento timonata da Mario Orfeo.
Insomma, se qualcuno pensava che, dopo i venti di burrasca che imperversano sulla trasmissione, dai piani alti di viale Mazzini si pensasse a un ridimensionamento del cronista, è rimasto deluso. Ranucci resta saldamente al suo posto. Con la qualifica di vicedirettore. E, del resto, come ha scritto Marco Zonetti su Il Riformista, in suo sostegno si sono mossi i giallorossi: dal grillino Primo Di Nicola, che denuncia «il tentativo di chiusura dell'operazione Report da parte di chi in questi anni mal ha sopportato le inchieste giornalistiche», alla dem Valeria Fedeli. Tutti a dire giù le mani dal Report e da Ranucci. Per Michele Bordo, deputato Pd e membro della commissione di Vigilanza Rai, «Ranucci risponderà eventualmente dei suoi sms nelle sedi competenti. Ma certo colpisce l'utilizzo contro di lui di dossier anonimi e falsi. C'è qualcuno che pensa in questo modo di poter colpire Report. Noi non lo permetteremo».
Dichiarazioni lunari per il centrodestra che invece vorrebbe un intervento netto da parte di viale Mazzini «a tutela dello stesso, nonché del servizio pubblico pagato con i soldi dei cittadini», dice il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli, che ritiene le frasi di Ranucci, riportate da Andrea Ruggieri in Commissione di Vigilanza Rai, «di inaudita gravità». Mentre il leghista Massimiliano Capitanio invoca un intervento dei presidenti delle Camere perché «non si può parlare di messaggi da uomo a uomo se si rappresenta con funzioni di vertice la tv di Stato». Nella guerra di querele incrociate e presunti dossier c'è da registrare anche quella annunciata dal direttore de Il Giornale, Augusto Minzolini.