Matteo Bassetti, la clamorosa confessione sul Covid: "Ecco perché ho sbagliato", la verità sul virus
C'è un Bassetti intimo, risoluto ma anche fragile, sognatore e impaurito nelle pagine di Il mondo è dei microbi - la nostra battaglia contro i nemici invisibili (Piemme): da un titolo così ti aspetti un trattato, e invece le 219 pagine scritte con la giornalista Martina Maltagliati scorrono veloci perché ricche di esempi di vita quotidiana, e perché oltre al medico - direttore della Clinica di Malattie Infettive San Martino di Genova- c'è l'uomo, Matteo. C'è il bambino che a 7 anni ha deciso di seguire le orme di papà Dante, il suo «gigante», luminare dell'infettivologia morto giovane, uomo elegante e dai grandi baffi: il piccolo Bassetti non vedeva l'ora di seguirlo ai congressi, in mezzo a tutti quegli scienziati, e lo ascoltava seduto in prima fila coi piedi a penzoloni. Matteo ha chiamato Dante uno dei suoi due figli. L'altro si chiama Francesco, ed entrambi durante la pandemia hanno confermato la vocazione medica: «Vorrei dirgli tante cose sulle gioie e le difficoltà che questo mestiere comporta, fatto come si deve, senza mai scendere a compromessi, ma non è questo il momento, perché solo loro potranno scrivere le pagine della loro esistenza, di uomini liberi».
Il libro è dedicato alla moglie, Chiara, «matrice di forza e amore» e a mamma Giuliana, «madre esemplare, ispiratrice di vita e impegno» strappata da un tumore in piena pandemia: «Il Covid ci ha tolto molti istanti che potevamo passare insieme. Abbiamo cercato di proteggerla fino all'ultimo. Venti minuti al massimo, coperto e bardato, senza toccarci, prima di tornare in corsia. (...) Non è la malattia stessa, ma è il tempo che il virus ci ruba, senza restituirci nulla delle persone che amiamo». I microbi. «Potremmo immergere un'intera sala operatoria in una gigantesca vasca disinfettante», scrive Bassetti, «eppure qualcuno di loro continuerebbe a sopravvivere. Non sono necessariamente cattivi, ma possono diventarlo, e solo in quel momento vanno attaccati e sconfitti». Il professore è «affascinato» dalla loro capacità di «fregarci» ma soprattutto dalla nostra di «fregare loro con nuove scoperte e farmaci». Con gli antibiotici, ad esempio, ma l'Italia è il sesto Paese europeo che ne fa peggior uso: Bassetti illustra il motivo e come non vanno usati. Ci sono la genesi della penicillina, Fleming, Chain e Florey. Il batterio della polmonite pneumococcica che prima degli anni '50 uccideva il 90% dei malati, percentuale che la scienza ha ridotto al 5. C'è la storia delle malattie infettive, il primo caso di peste bubbonica documentato, che ha travolto l'Impero romano falcidiando il 40% della popolazione di Costantinopoli, "la peste di Giustiniano".
Le prime quarantene, proclamate a fine '300 dalla Repubblica di Venezia. Bassetti spiega la zoonosi, l'infezione che passa da animale a uomo, e la mente balza al pipistrello di Wuhan. Che giorni, quelli: il Sars-CoV-2 sembrava di un altro mondo, e il professore- tra i pochissimi- fa autocritica: «Ricorderete le mie previsioni iniziali, non catastrofiche, probabilmente errate, erano frutto di informazioni frammentate, spesso negate anche agli addetti ai lavori». Bassetti espone il funzionamento dei vaccini anti-Covid, attacca l'ideologia no-Vax, parte della politica, il bollettino serale («un'ode allo sciacallaggio»), racconta com' è finito sotto protezione: minacce di morte alla famiglia, loschi figuri sotto casa. Poi respinge le insinuazioni: «Per le mie presenze in tivù e sui giornali non ho preso un centesimo».