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Green pass e vaccino, il sospetto-choc di Andrea Crisanti: "Arma politica, ecco il vero obiettivo"

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Un Andrea Crisanti controcorrente quello che critica l'obbligo vaccinale. Il professore ordinario di microbiologia all'Università di Padova non usa mezzi termini per definire l'imposizione "un'arma politica". "In una situazione come quella di prima l'obbligo è corretto - premette intervistato dal Fatto Quotidiano -. Ma se hai superato il 90 per cento hai raggiunto l'obiettivo". Per Crisanti non è detto che valga la pena arrivare al 95 per cento, visto che si rischia di radicalizzare lo scontro nella società. E a quel punto subentra "un problema politico, non epidemiologico", che nulla ha a che fare con la scienza. 

 

 

"Io sarei rimasto al criterio epidemiologico. L'azione politica deve avere un obiettivo di sanità pubblica. È inutile che mi accanisco contro l'altro 10 per cento se i dati dicono che il 90 per cento basta. Bisogna valutare la risposta della società, c'è sempre il singolo che non si vuole vaccinare per le più diverse ragioni". 

 

 

Non meno schietto sul Green pass, il cui destino è strettamente legato allo stato di emergenza. "Se non lo prolungano, come si sente dire, oltre il 31 marzo - prosegue - non so se possano mantenere il green pass con le relative restrizioni". Dubbi anche sulla quarta dose, che Crisanti si augura non verrà somministrata. "Se non emergessero altre varianti e il livello di immunità si mantenesse elevato non servirebbe". Da qui la lezione a Roberto Speranza. Per l’immunologo, infatti, l'unica soluzione sarebbe un'indagine sierologica come quella inglese che permetterebbe di capire quante persone sono allo state realmente protette e quante invece possono essere ancora a rischio di fronte al Covid.

 

 

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