Marco Travaglio, indiscrezioni sconcertanti: "Pare che la vedova di Giuseppe Conte...", crisi di nervi dopo il ritiro del Cav
Travaglio Marco, l'inconsolabile. Già vedova Conte, il direttore del Fatto quotidiano ha vissuto un incubo che al tempo stesso è anche una droga dall'effetto potentissimo: il ritorno del Caimano. L'incognita quirinalizia lo costringe a un defatigante lavoro di sdoppiamento giornaliero: mezzo emisfero impegnato nel dimostrare che Draghi e Figliuolo sono gli indegni usurpatori della sovranità appartenente all'avvocato di Volturara Appula e a Domenico Arcuri; l'altra metà del cervello spremuta per riperticare a cielo aperto tutte le presunte nefandezze berlusconiane, in una specie di sabba medievale composto da lenzuola tedi articoli che avvolgano come un sudario l'ultimo lacerto di reputazione berlusconiana.
Un super lavoro, insomma, al quale Travaglio si dedica anche in televisione con il ghigno maltrattenuto dei momenti d'oro: la stagione in cui il Cavaliere dava grosso modo da mangiare all'Italia intera divisa fra berlusconiani a busta paga e antiberlusconiani (a volte anche loro a busta paga, per vie dirette o indirette). Denuncia e rimpianto, allarme e nostalgia, obbligo o verità convivono freneticamente indistinguibili nella sua parallela e allampanata seconda giovinezza giornalistica.
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Roba da fare invidia girotondi na a Nanni Moretti, che infatti non ha resistito e anche lui ha finito per ri-anatemizzare il Caimano; ma soprattutto da far ingelosire Conte, (parlandone da vivo, politicamente), causa efficiente della vedovanza travagliesca così brutalmente interrotta dal ritorno di fiamma per l'amatodiato di Arcore. Ma era un fuoco fatuo.