Dritto e Rovescio, bomba di Maria Rita Gismondo sul vaccino: "Conflitto di interessi, chi ha detto il falso"
A Dritto e Rovescio, il programma di Paolo Del Debbio in onda su Rete 4 e tornato dopo lo stop per le feste, si parla di Covid e vaccino. Ospite in studio ecco la microbiologa del Sacco di Milano, Maria Rita Gismondo, una voce relativamente fuori dal coro tra gli esperti che animano il dibattito televisivo. Il punto è che sul vaccino anti-Covid esprime delle posizioni chiare, ultra-favorevoli al siero ma che operano qualche distinguo non così consueto.
"Controllare ogni singolo decesso". Maria Rita Gismondo, il cupo sospetto sui "morti-Covid"
"Volevo dire una cosa aggravante sulle prospettive del vaccino, che sia benvenuto, io sono una vaccinista. Il vaccino ci ha risolto una prima fase nella quale non avevamo alternative - premette la Gsimondo -. Però voglio dire che quando già a giugno 2020 si sentiva dire, anche con un conflitto di interesse, lo dichiaravano i Ceo delle aziende che producevano i vaccini, che i vaccini avrebbero risolto la situazione, si diceva un falso. È un virus mRna, per questi è impossibile, si pensi alla Hiv, trovare un vaccino definitivo, perché sono virus che mutano in continuazione. Tanto è vero che abbiamo una variante dopo l'altra. Il vaccino è stato proposto in una fase in cui non avevamo alternativa ed è stato ottimale per stoppare un dramma che ci è piovuto come una secchiata d'acqua fredda in faccia. Ma tecnicamente e scientificamente è stato sbagliato creare delle false convinzioni: ora metà dei contagi sono tra i vaccinati, che hanno avuto una falsa sicurezza", rimarca.
Dunque l'esperta sposta l'attenzione su un altro tema: le cure domiciliari troppo spesso sottovalutate o, peggio, osteggiate. "Sono stati dati per altro non incentivi e spinte a creare accanto ai vaccini non l'alternativa, ma l'affiancamento delle terapie. Parlare di terapie è quasi un tabù: la vigile attesa ha fatto dei morti - picchia duro -. E scusate, la burocrazia pesantissima che annulla l'efficacia di una terapia con monoclonali e antivirali: per avere la possibilità di trattare un paziente in questo modo si perdono giorni che rendono inefficace la terapia che deve essere data nei primissimi giorni", conclude Maria Rita Gismondo.