CartaBianca, Paolo Mieli: "Non si vede una meta". Omicron, quell'inquietante dubbio sul vaccino
Una platea di esperti a CartaBianca, nella prima puntata del 2022 del talk-show condotto da Bianca Berlinguer su Rai 3, quella di ieri sera, martedì 11 gennaio. Ovviamente gran parte dell'appuntamento è dedicata all'emergenza coronavirus, alla piaga rappresentata dalla mutazione Omicron e al vaccino.
Su Omicron, Matteo Bassetti, ospite in collegamento, spiega "La variante Omicron nel vaccinato dà una sindrome molto meno imponente rispetto alla Delta. Per i non vaccinati la variante, invece, cambia poco. Dovremo abituarci a vaccinarci una o due volte l’anno con questo virus", profetizza. Dunque le parole di Massimo Galli, il quale ammette: "La variante Omicron ha sparigliato. Nell’ultimo mese ho visto più reinfezioni da Omicron di quante ne abbia viste dall’inizio della malattia", conclude l'esperto del Sacco di Milano, risultato positivo e sintomatico proprio alla mutazione dopo le tre dosi di vaccino.
E ancora, Galli aggiunge: "Questo virus purtroppo ha notevoli capacità di diffusione ma il racconto della mia malattia vuole essere uno spot a favore della vaccinazione. Il vaccino ha qualche limite nel contenere il contagio con questa variante, ma ci risparmia dal cimitero". Quindi le riflessioni del professor Luca Richeldi, che punta il dito contro i no-vax e contro chi inizialmente ha evaso la campagna di immunizzazione: "Tanti, all’inizio, hanno pensato di non vaccinarsi e lasciare che fossero gli altri a vaccinarsi, proteggendoli, ma questo ragionamento è crollato", sottolinea con un pizzico di giustificato fatalismo.
Ma oltre a virologi e professori, ospite in studio c'è anche lo storico Paolo Mieli, l'ex direttore del Corriere della Sera. E Mieli si spende in una sintetica e amara considerazione, che però costringe un po' tutti a una riflessione: "Noi ci siamo la fatti la terza dose, in Israele sono già alla quarta... ma non si vede una meta finale", sospira. Già, nessuno mette in dubbio il fatto che il vaccino sia l'arma, ad oggi, più potente contro il Covid e le sue mutazioni. Ma quando finirà questo calvario? Il punto, come sottolinea Paolo Mieli, è che dopo due anni non ne abbiamo ancora la più pallida idea.