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Francesco Zambon rovinato dal caso Oms: "Ho 7 processi in corso. Vaccini? Che cosa non mi piace"

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"Il mio lavoro ora è diventato questo: i processi". Francesco Zambon rompe il silenzio e, dopo aver lasciato l'Organizzazione mondiale della sanità a causa di "mancanza di trasparenza e indipendenza", si divide fra Ginevra, Roma, Bergamo, Padova. Qui l'ex capo dei ricercatori ha in ballo ben sette processi. "C'è una causa grossa a Ginevra dove io ho denunciato l'Oms. Ce ne sono altre a Roma, Bergamo, Padova... Civili e penali nelle quali sono testimone o indagato. I reati vanno dalla violenza privata alla diffamazione alle false dichiarazioni. Da quando sono disoccupato è il mio impiego". Zambon, infatti, era a capo del gruppo che scrisse il report, poi ritirato, nel quale si definiva improvvisata la risposta italiana all'emergenza. 

 

 

Una decisione che lo rese un professionista ammirato dalla platea No vax. Eppure lui con i restii al vaccino non ha nulla a che fare. "Ho la terza dose, ma non mi piace dichiarare il mio stato vaccinale: ci vedo una forma di inquadramento e una grave perdita di libertà", ha però spiegato al Corriere della Sera senza negare l'utilità del vaccino. "Bisogna riconoscere che se quest'anno abbiamo una pressione accettabile sul sistema sanitario è grazie al vaccino - ha proseguito -. Altrimenti saremmo in una situazione catastrofica, con le terapie intensive congestionate".

 

 

Meno ottimista sulla politica sanitaria italiana, su cui Zambon non si risparmia: "L'informazione è stata disastrosa. Non sono stati fatti sondaggi per capire nel profondo quali sono le motivazioni di chi dice no, in modo da dare risposte mirate e spiegare bene le ragioni per cui i benefici sono superiori ai rischi". Critiche anche al Green pass, che Zambon definisce "uno strumento inutile e socialmente dannoso". Inutile perché a suo dire non protegge nessuno, "anzi, paradossalmente, è meno protettivo per chi ce l'ha perché genera un falso senso di sicurezza con conseguente rilassamento rispetto alle altre misure protettive che, se osservate, fungono di fatto da lockdown individuale". Nel mirino ci finisce anche il Generale Francesco Figliuolo, perché "accanto alla sua egregia azione logistica ci doveva essere anche un'azione sociale, prevedendo magari degli esperti nel Cts. Perché la pandemia ha creato delle fratture sociali e sta diventando un problema di salute mentale". 

 

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