Michele Serra, lo sfregio a Giorgia Meloni: "Ecco perché siete impresentabili", l'ultima vergogna rossa
La Meloni è già tornata fascista. Almeno sui giornali di sinistra. Dopo il successo della festa di Atreju e i riconoscimenti alla leader di Fratelli d'Italia giunti anche dagli avversari politici (a cominciare da Enrico Letta e Giuseppe Conte), molti commentatori progressisti non ce la facevano più. Così, presa la penna in mano, si sono sfogati ricominciando ad attaccare la loro "nemica" preferita. Quello che non le perdonano, in particolare, è di aver detto di volere un patriota come Capo dello Stato. Frase che, chissà come mai, a qualcuno è sembrata molto grave. Così, su Repubblica, Francesco Merlo ha scritto che Giorgia «ha nel Msi di Almirante i suoi modelli di patrioti». Il problema, ha aggiunto, è che se da un lato il segretario della Fiamma «abiurò l'antisemitismo», dall'altro «esibì sempre con fierezza il proprio passato, e ancora si emozionava al ricordo delle telefonate che, giovane addetto stampa a Salò, gli aveva fatto il Duce». Oplà, ecco che magicamente negli articoli che parlano della Meloni si torna a nominare Mussolini...
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RISPUNTA L'UR-FASCISMO
Michele Serra, sempre su Repubblica, si è spinto ancora un pochino più in là. Sostenendo che la destra non deve avere troppo spazio nel dibattito sulla scelta del successore di Mattarella: «La Meloni, che tutti trattano da grande leader, una specie di Giovanna d'Arco trascinatrice di truppe invincibili, in questo Parlamento (me lo fa notare un amico del bar, io me n'ero dimenticato) conta meno del gruppo misto». E ancora: «Non è colpa della sinistra se la destra non ha un candidato presentabile. È la destra italiana che si è costruita negli anni, con tenacia, la sua estraneità ai valori repubblicani». C'è un po' aria di "fascisti carogne, tornate nelle fogne"... E arriviamo al Manifesto, dove Alberto Leiss, nell'edizione di martedì, ha criticato il comizio dell'ex ministro della Gioventù ad Atreju, accusandola di «alimentare una cultura antidemocratica» perché «ha sentenziato in poche battute che Mattarella è fazioso, che Draghi e Letta sono traditori che fanno comunella col nemico francese e che "bisogna uscire dal pantano dell'attuale sistema di elezione del capo dello Stato per entrare in una Repubblica presidenziale"». Poi è arrivata la citazione più amata dalla sinistra partigiana:«Umberto Eco aveva descritto le parole che caratterizzano l'"Ur-fascismo", il "fascismo eterno" che non va individuato solo in chi sventola svastiche e cita Mussolini, o si abbandona ad atti vandalici contro i sindacati. Tra le molte di queste parole ricordo l'opposizione ai "governi parlamentari" e la retorica nazionalista». Non è chiaro se basta volere una repubblica presidenziale per diventare ur-fascisti, ma sembrerebbe di sì...
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«SENSO DI NAUSEA»
Molto duro, sull'Huffington Post, anche Mauro Suttora: «Vorrei chiedere alla Meloni: nel 1944 chi erano i suoi tanto amati patrioti? I repubblichini o i partigiani?». «Perché», ha aggiunto, «quando la pittoresca Giorgia parla di patrioti mi assale un lieve senso di nausea? Forse perché noto ancora la fiamma fascista nel simbolo dei suoi Fratelli d'Italia». E poi: «Quando i sovranisti parlano di patriottismo, si rivelano fascisti. Perché la patria ha bisogno di frontiere e di soldati per difenderle». Manca qualcuno? Certo, il solito Gad Lerner. Che non poteva certo non intervenire su un tema come questo. Ecco il suo post su Facebook: «La fondatrice di Fratelli d'Italia adopera la parola "patriota" come sinonimo di "camerata", cioè come distintivo retorico della sua comunità. Lo schema rimane sempre lo stesso: "Noi siamo veri patrioti, gli altri sono traditori della patria". Ma il nazionalismo oggi è solo un ferrovecchio riciclato». Insomma, dopo tanti applausi molti speravano che certe critiche nei confronti della Meloni sarebbero finite definitivamente in soffitta. Ma l'illusione è durata poco. Ci sono pregiudizi che non riesce a sconfiggere nemmeno Atreju...