Sondaggi, Fabrizio Masia sulla Lega: "Sta risalendo. Ecco i temi su cui insistere per risalire"
Per la borsa o per la vita gli italiani si stanno facendo sempre più convincere a vaccinarsi con una terza dose. Dal suo osservatorio privilegiato il sondaggista Fabrizio Masia, ad di Emg Different, valuta come cambia l'approccio dei nostri concittadini rispetto alla vaccinazione. E giudica l'andamento oscillante del loro umore verso i leader politici.
Masia, oggi gli italiani sono più favorevoli al siero rispetto all'inizio della campagna vaccinale?
«Il favore nei confronti dei vaccini resta sempre molto alto. In più ora abbiamo una crescente disponibilità a fare la terza dose. È vero, la percentuale degli italiani pronti a una nuova somministrazione è del 66%, più bassa di quelli che già hanno ricevuto le due dosi (il 73,3%). Tuttavia in sole due settimane la quota degli italiani disponibili alla terza inoculazione è cresciuta di 5 punti».
Quali fattori incidono in questa crescita?
«Conta, da un lato, la preoccupazione per i numeri che arrivano dal resto d'Europa, vedi i 50mila contagiati in un giorno in Germania. Tre italiani su quattro hanno un senso di inquietudine per la quarta ondata, al momento più soft da noi rispetto ad altre parti del mondo, ma da non sottovalutare. Dall'altro lato, c'è la sensazione che la situazione economica sia migliorata, come dimostra la ripresa del Pil, +6,2% quest' anno. E quindi, piuttosto che tornare al lockdown, la gente si metterà in fila a fare la terza dose».
Dopo le proteste violente di No Vax e No Pass, i più chiedono una stretta governativa contro di loro?
«Sì, la maggioranza degli italiani va in questa direzione (secondo un sondaggio Emg, il 50% pensa che sia giusto vietare le loro manifestazioni, mentre il 45% è contrario a divieti, ndr). In Italia l'idea di democrazia pesa molto, e quindi si pensa che si debba tutelare il diritto di manifestare. E tuttavia, di fronte alla guerriglia con la polizia e al blocco delle città, la gente preferirebbe che ci fossero restrizioni».
Qual è l'approccio degli italiani rispetto al Green Pass?
«È percepito come uno strumento un po' invasivo. Ma, se serve a essere tutelati nella propria salute e a favorire le vaccinazioni, allora viene accettato. La gente non ne è contenta, ma nemmeno lo vede come cosa così disturbante rispetto al proprio quotidiano, tant' è che quasi il 70% degli italiani è favorevole a una proroga del Green Pass».
Il numero dei No Vax è destinato a ridursi?
«Lo vedremo. Molto dipenderà da come evolverà la quarta ondata. Se si ricomporrà rapidamente e tornerà anche nel resto d'Europa a numeri più piccoli, è possibile che il numero dei No Vax resti tale o aumenti. Se invece ci sarà un'esplosione dei numeri di contagiati e infettati, non è irrealistico pensare che alcuni di costoro si capacitino della necessità di vaccinarsi».
Parliamo di politica. Le recenti inchieste giornalistiche hanno danneggiato Fratelli d'Italia?
«Nell'ultima settimana il Pd ha superato, seppur di poco, Fdi come primo partito. È arrivato al 19,7%, laddove il partito della Meloni è sceso al 19,2. Intanto la Lega è cresciuta dello 0,5, passando dal 18 al 18,5 (sondaggio Emg per Agorà, ndr). La perdita di un punto nell'ultimo mese di Fdi può essere un calo fisiologico ma anche legato al fatto che Salvini, riconducendo all'ordine il proprio partito, ha riconquistato quelli che temporaneamente erano defluiti verso la Meloni. Le inchieste hanno influito solo nella fase pre-amministrative, ma dopo il caso si è annacquato, e quindi ha una valenza marginale».
È calato o è rimasto stabile il gradimento della Meloni?
«Il consenso è un po' sceso in concomitanza con la discesa lieve del partito, passando in due settimane dal 43 al 38. La Meloni rimane tuttavia, dopo Draghi e Zaia, la leader che riscuote il maggiore gradimento degli italiani».
Fdi ha raggiunto il massimo possibile o potrebbe crescere in futuro?
«Non esiste un massimo possibile, il livello di partecipazione è talmente variabile e il livello di liquidità dell'elettorato è tanto e tale che è difficile fare ipotesi. È possibile che una forza politica passi dal 40 al 15 in un anno, e viceversa».
Dopo che Salvini ha ricompattato il partito attorno a sé, la Lega si risolleverà?
«La tendenza sembra questa. Ma non basta l'estetica della comunicazione, serve l'accompagnamento di contenuti forti, come quelli che gli hanno consentito di avere oltre il 34% alle Europee. Ad esempio sicurezza, immigrazione, pensioni. Un elemento di novità su cui insistere potrebbe essere il taglio delle tasse, chiesto come urgente dalla metà della popolazione».
Ci sono quattro partiti in pochissimi punti. Nessuna forza è in grado di polarizzare i consensi, come succedeva con la prima Forza Italia, col Pd di Renzi o coni 5 Stelle nel 2018?
«Sì, probabilmente la ragione è quella, infatti nessun partito è sopra il 20%. Non dimentichiamoci però che c'è un'area grigia di elettori, di oltre il 40%, che al momento non andrebbero a votare. E non è detto che questa fotografia di oggi si confermi tra 6 mesi. C'è poi un passaggio importante, la discussione sulla legge elettorale, determinante per capire se ci sarà una logica bipolare o una spinta per il proporzionale. Nel primo caso si potrebbero creare federazioni provvisorie di partiti. E, in questo scenario, un unico simbolo potrebbe ancora superare il 40%».
Secondo un sondaggio Ipsos, Berlusconi è il secondo candidato più gradito per il Quirinale dopo Draghi. Quanto questa preferenza può diventare una concreta possibilità per il Cav di accedere al Colle?
«Non escludo che questa soluzione si concretizzi. Berlusconi piace a grandi parti della Lega e a certi pezzi di Fdi. Ma anche alle forze del centro: Noi con l'Italia, i totiani, i renziani, alcuni calendiani».
Il gradimento di Draghi è in calo, sceso in due settimane dal 58 al 50 (sondaggio Emg). È già finita la luna di miele con gli italiani?
«Draghi è calato anche perché è tirato per la giacchetta dai partiti che gli chiedono cose. Però è ancora al 50%, un livello di fiducia elevato. Il suo futuro dipenderà da come le sue misure economiche si tradurranno nelle vite delle persone e da come gestirà le sollecitazioni delle forze politiche».