Covid, bomba di Matteo Bassetti: "Altro che Big Pharma, qual è il vero business", chi fa soldi sporchi sulla tragedia
«Bisogna seguire il modello austriaco. Non sei vaccinato? Non vai al ristorante, al cinema, allo stadio, a sciare. Punto. E aggiungo: non ti vuoi vaccinare? Cambi mestiere, ne fai uno che non ti mette a stretto contatto con altre persone». Parliamo con Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive "San Martino" di Genova. Giovedì ha interrotto il collegamento con la trasmissione Piazzapulita, su La7, dopo il fuoco incrociato dei no-vax che l'hanno accusato di aver diffuso «frottole» sui vaccini e la pandemia. Bassetti ci mostra il telefono: «In poche ore mi sono arrivati quasi 10mila messaggi di solidarietà, sui social e WhatsApp, da parte di gente che non ne può più di questi soggetti. Attenzione, perché la maggioranza da silenziosa potrebbe diventare rumorosa».
Si spieghi, professore.
«Negli ultimi giorni sto notando un movimento, un'insofferenza molto forte da parte di quell'enorme fetta di Paese che finora non ha detto nulla. Occhio, perché se si incaz***o 47 milioni di italiani si incaz***o davvero. La politica non s' è resa conto che ha tollerato troppo: sembra che l'Italia sia composta unicamente da no-vax. Un sacco di gente mi sta dicendo "Basta, adesso scendiamo in piazza noi, ci hanno rotto le scatole"».
Lei è per l'obbligo vaccinale?
«Sono per l'"idoneità al lavoro". È necessario guardare gli Stati Uniti, dove i dipendenti pubblici devono essere vaccinati. Ma non è così solo lì. Dobbiamo vaccinare chiunque lavori a stretto contatto con gli altri, dall'autista dell'autobus alla cassiera. Bisogna finirla col dire "è la mia vita, della mia salute faccio ciò che voglio": a rischio c'è la salute di tutti, e nel momento in cui ti ammali e finisci all'ospedale togli il posto a un'altra persona con una malattia diversa».
Singapore i no-vax, in caso di ricovero, dovranno pagarsi le cure.
«Sono contrario, altrimenti cosa fai coi fumatori, gli obesi, chi si schianta perché va ai 250 all'ora? Bisognerebbe trovare sistemi diversi, per sensibilizzare la gente».
Cioè?
«Nella lettera di dimissioni ti scrivo quanto è costato alla collettività il ricovero».
Il tampone, oggi, non è più sufficiente?
«Lo è soltanto per chi lavora da solo, o interagisce con pochissime persone. Abbiamo fatto 30 ma ci è mancato il coraggio di fare 31: abbiamo copiato il Green pass dai francesi, giustamente, ma dovevamo stabilire subito che per uscire a cena o andare in palestra bisognava essere vaccinati o aver avuto il Covid. Questo super Green pass farebbe vaccinare un milione di persone in due settimane, ne sono certo. E poi guardi, su come vengono fatti i tamponi in certi posti potrei dire molte cose...».
Le dica.
«C'è chi li fa di proposito senza infilare bene il bastoncino, altri che li vendono con già l'esito negativo... Altro che Big-Pharma, quello è il vero business... Sarebbe da fare un'inchiesta. Comunque, il tampone è un'istantanea: se l'hai fatto 48 ore prima mi spiega che significato ha?».
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È favorevole alla terza dose ai 40enni?
«Aspetti, prima le chiedo: era il caso che il ministro della Salute, Speranza, andasse in parlamento a dire che dal primo dicembre bisogna vaccinarli tutti? Un annuncio del genere è sbagliato: abbiamo ancora percentuale enorme di 60enni e fragili che la terza dose non l'hanno fatta, e il primo dicembre è tra due settimane, non tra 10 anni. I 40enni è bene che vengano vaccinati nuovamente, certo, ma al momento non c'è urgenza, hanno ricevuto il richiamo da 3-4 mesi. La priorità assoluta ora è vaccinare gli anziani e chi ha gravi patologie».
Un 60enne può ricevere la terza dose anche prima dei canonici 6 mesi?
«Se è a ridosso sì».
Oggi in Slovenia il 37% dei tamponi molecolari ha dato esito positivo. Un'enormità...
«Per forza: in Slovenia la percentuale dei vaccinati è irrisoria, e influisce sull'aumento esponenziale dei casi di Trieste. Aggiungiamoci le manifestazioni, e che a Trieste il partito no-vax ha preso il 5%, e tutto torna, purtroppo».