Bruno Vespa sulla corsa al Colle: "Mai più un caso-Napolitano. Mario Draghi? Anche se non parla..."
Bruno Vespa come Sergio Mattarella. La rinuncia al bis del presidente della Repubblica è stata applaudita dal giornalista che ha ricordato come la rielezione di Giorgio Napolitano al Quirinale sia stata "un'eccezione", niente di più. "Per quale ragione un capo dello Stato che ha saputo ricucire negli anni la frattura che si determinò tra centrodestra e centrosinistra al momento della sua elezione dovrebbe accettare la conferma da un parlamento diviso?", si chiede Vespa sulle colonne del Giorno. La risposta sembra scontata. Almeno per il giornalista che ora chiede a gran voce al nuovo Parlamento di mettere in Costituzione l'abolizione del semestre bianco e il divieto di rielezione del capo dello Stato.
D'altronde secondo Vespa l'esito del toto-nomi è scontato. Mario Draghi, così come accadde per Palazzo Chigi, non si tirerà indietro nemmeno per il Colle. "Oggi si sa - prosegue -, perché lo dice il vento, che pure non parla che andare al Quirinale gli farebbe piacere. Sarebbe il coronamento meritato di una magnifica carriera". Vespa non può dimenticare l'eccellente manovra dell'ex numero uno della Banca centrale europea per salvare l'Italia e l'Europa, così come la capacità di gestire il Paese "nel momento più difficile dal dopoguerra".
Difficile anche per la composizione del suo esecutivo: da una parte la Lega e dall'altra il Pd. Un vero e proprio gioco degli equilibri che solo Draghi, per Vespa, riesce a fare. E "può continuare a farlo dal Quirinale aiutando chi dovesse sostituirlo a Palazzo Chigi per i quindici mesi che ci separano dalle elezioni del 2023". Tesi simile a quella avanzata giorni fa da Giancarlo Giorgetti, che aveva proposto un semipresidenzialismo di fatto. Se però al Colle salisse un altro - è il presagio di Vespa -, Draghi potrebbe andar via insieme con Mattarella e aprire le danze del voto anticipato.