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Bruno Vespa, il retroscena: "Renzi fuori? Non scherziamo", la sconfitta degli "ayatollah del Pd"

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Non era il ddl Zan il problema ma il Quirinale. Perché, saltata la legge, si è palesato l'accordo, quello "tra Renzi e il centrodestra per eleggere insieme il successore di Mattarella", osserva Bruno Vespa nel suo editoriale su Il Giorno. Ma facciamo un passo indietro. Intanto il Pd aveva "esercitato fortissime pressioni su Elisabetta Casellati perché non concedesse al Senato" il voto segreto "sapendo di perdere". Già in estate, rivela vespa. "Letta, che è persona di buonsenso, capiva quanto fosse fragile la teoria del 'sesso percepito' (tu mi vedi maschio, ma ti assicuro che sono femmina, con giganteschi problemi nel mondo sportivo e non solo). E che le inquietudini, fortissime in Italia viva e anche in Forza Italia, che pure ha una forte componente laica, si annidavano nel suo stesso partito".

 

 

Avrebbe potuto scegliere una "mediazione sui tre punti controversi (oltre al 'sesso percepito', l'educazione dei bambini e la libertà d'opinione)", invece, sottolinea Vespa, "purtroppo in campi così sensibili, l'ultima parola è degli ayatollah, bravissimi nelle fatwa, meno nei ragionamenti". Ma questo voto che ha palesato un'alleanza tra il leader di Italia viva e il centrodestra sul Quirinale ha soprattutto un significato politico e delle conseguenze. "Di qui l'aggressione all'ex presidente del Consiglio e l'annuncio solenne che Italia Viva non fa più parte del centrosinistra", scrive ancora il direttore di Porta a porta.

 

 

"È accaduto tuttavia che un taglio così netto non sia stato gradito alla corrente più moderata del Pd, quella di Guerini e di Lotti", conclude Vespa. "E il ministro della Difesa, al quale è difficile estrarre una sillaba, è intervenuto in purissimo stile democristiano arcaico per dire al suo segretario: non scherziamo. Letta ha capito riaprendo subito il 'campo largo' che aveva appena ristretto".

 

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