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Variante Delta plus, Giorgio Palù e le conseguenze sul vaccino: "A chi bisogna dare la terza dose"

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Terza dose per tutti, o quasi. È questo l'appello di Giorgio Palù, virologo del comitato tecnico scientifico e presidente del consiglio di amministrazione dell'agenzia del farmaco Aifa. "È giusto considerare la somministrazione della terza dose di richiamo, detta 'booster', anche per le fasce di popolazione attualmente non indicate come prioritarie per età", spiega al Corriere della Sera l'ipotesi di una terza dose di vaccino contro il coronavirus. Al momento questa è solo per pazienti fragili come gli immunodepressi e gli ospiti delle Rsa, ma non è escluso che via via si possa arrivare a fornire una somministrazione aggiuntiva anche ad altri soggetti. 

 

 

"Penso che man mano che la campagna vaccinale andrà avanti, sarà opportuno indicare il richiamo agli over 50, successivamente agli over 40 e così via fino ai ventenni. Ma questo avverrà sulla base di scelte che saranno attuate alla luce dei risultati di studi pubblicati e in corso di pubblicazione",  prosegue Palù ricordando che attualmente l'attenzione è sugli ultra sessantanni. Il motivo? "Tra i 60 e 70 anni il rischio di un evento fatale se si contrae il Covid è dell'1,8-2% e sale fino al 18-20% nei decenni successivi soprattutto in presenza di comorbosità come malattie respiratorie, cardiovascolari, diabete, obesità".

 

 

Una proposta, quella di ampliare il ventaglio della terza dose, che arriva in concomitanza con la stagione invernale. D'altronde, ammette il virologo, "non è una novità che la stagione invernale favorisca la circolazione di tutti i virus respiratori. Le persone trascorrono la maggior parte del tempo al chiuso, in stretto contatto e, specie alle nostre latitudini, manca anche l'effetto delle radiazioni ultraviolette virucide". Non è comunque il caso di pensare al peggio. Anche la variante Delta plus per Palù non deve far preoccupare, perché "in Gran Bretagna non è diventata predominante".

 

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