Cina, l'accusa del senatore di Macron: "Cosa ci stanno rubando, è una guerra", perché siamo in pericolo
Un'intervista su zoom al senatore francese eletto nel partito del Presidente Macron "La Republique En Marche" insieme a Matteo Angioli, Vice presidente del Consiglio generale del partito radicale; il tema è importante e riguarda la sempre più imponente ingerenza Cinese in Europa e nel mondo. A quasi due anni dall'inizio della pandemia Covid in Europa la prima domanda appare scontata.
Secondo lei Senatore Gattolin il Covid è frutto di una operazione avvenuta in laboratorio a Whan che è sfuggita dimano?
«Personalmente penso di sì. In Francia abbiamo collaborato molto con la Cina. Siamo stati proprio noi francesi ad aver consegnato la tecnologia del P4, P3 e P2 ed anche l'Istituto Pasteur ha trasferito i dati gratuitamente in nome della cooperazione medica e sanitaria. Subito dopo la pandemia Sars del 2002-2003, il Primo Ministro Jean-Pierre Raffarin su richiesta del presidente Chirac andò a visitare la Cina; inizialmente scettico».
E poi cosa disse Raffarin?
«Successivamente ne face una "scenografia incredibile": abbigliato con guanti e tutto il necessario, aveva sempre qualcuno pronto a servirlo e al suo ritorno disse che era necessario trasferire questa tecnologia. A quell'epoca i servizi segreti francesi non eranno favorevoli a questo trasferimento, così come quelli americani che non volevano aiutare la Cina per costruire l'istituto di virologia high-tech».
Ma alla fine?
«Alla fine hanno chiesto alla Francia di fornire le tecnologie e gli specialisti per costruire questo laboratorio. Inoltre devo segnalare un altro caso: due anni prima dell'emergenza covid tutti i ricercatori francesi sono stati cacciati da Wuhan. Avevano delle richieste relative al fatto che, per essere considerato un laboratorio di alta vigilanza P4, era necessario un controllo approfondito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Tale controllo non è stato mai realizzato. Si tratta di verifiche del quadro, dei processi e dei metodi di sicurezza e tutto. Alcuni deputati e senatori canadesi mi hanno raccontato che c'è un altro laboratorio P4 in Canada, a Winnipeg, dove hanno scoperto che due ricercatori sino-canadesi attivi nel laboratorio hanno dato a Pechino delle basi del virus di Ebola e anche un altro virus. Da due anni c'è una Il 29 settembre è stato pubblicato un Rapporto senatoriale sulle influenze di Stati extra-europei sul mondo della ricerca e dell'istruzione superiore francese. Come spiega il curatore del Rapporto, il Sen. André Gattolin, università e ricerca non sono più immuni da tali tentativi di influenza stranieri. Alcuni paesi adottano strategie sistemiche che talvolta rasentano l'interferenza. Dopo aver ascoltato una circa cinquanta personalità ed esperti francesi e stranieri, aver intervistato tutti gli istituti nazionali di istruzione superiore ed esteso le scientifico. Hanno identificato i ritardi che l'Europa ha nei vari settori della ricerca e cercano di sviluppare, entro il 2025, la possibilità di attingere alla conoscenza esterna delle licenze intellettuali, sia in modo legale che illegale. È un investimento enorme nella ricerca, reso possibile tramite accordi di cooperazione sulla presenza dei cinesi nelle università dei grandi Paesi: Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Australia, Francia e Italia».
Quello che dice è impressionante perché lo dice attraverso una serie di rapporti scritti e inconfutabili. Il tema del virus creato in laboratorio a Wuhan è casuale o fa parte della strategia 2025 della Cina per diventare la prima potenza mondiale?
«La presidenza di Xi Jin ping marca una rottura rispetto al passato e l'inizio di un'influenza cinese sugli istituti di ricerca universitari che sono stati creati negli anni 2000-2004. Quello che commissione al parlamento federale di Ottawa sulle relazioni Canada-Cina che chiede al governo di confermare o smentire che il trasferimento di virus alla biblioteca virale di Wuhan sia frutto di un accordo mediato dal governo oppure se è illegale. Il governo federale si rifiuta ancora di rispondere. Nel 2015 Pechino ha lanciato il programma Made in China 2025».
Di cosa si tratta?
«L'obiettivo è fare della Cina la numero uno mondiale in ogni settore: militare, economico, tecnologico, proprie indagini a diversi Paesi già colpiti da questo fenomeno (Australia, Gran Bretagna, Germania e Canada), la missione d'inchiesta mette in guardia sulla realtà della minaccia. Il Rapporto contiene 26 raccomandazioni dandosi 5 obiettivi, per preparare la Francia e le sue istituzioni ad uno dei maggiori nodi del 21° secolo: la protezione e lo sviluppo del patrimonio scientifico, delle libertà accademiche e dell'integrità della ricerca. Un obiettivo che non dovrebbe riguardare la sola Francia. la Cina e Xi Jinping stanno facendo è qualcosa di sistemico perché usa tutti i tipi di influenza, fino all'ingerenza e il furto illegale di informazioni, con mezzi finanziari incredibili. A questo proposito è stato calcolato che ogni anno oltre 40 milioni di sterline sono iniettati direttamente alle università britanniche dalla Cina. È grave perché ci sono migliaia di studenti cinesi che vanno nel Regno Unito e pagano rette scolastiche molto alte e di fatto sono uno strumento di pressione alle università; stessa cosa vale anche negli Stati Uniti e in Australia dove gli studenti cinesi rappresentano fino a 40% del finanziamento dell'università. Tutto ciò rende difficile una sorveglianza. È per questo che ho deciso di produrre questo rapporto, perché la Francia è stata per molto tempo amica dei cinesi. Fu De Gaulle, nel 1964, a riconoscere ufficialmente la Repubblica Popolare Cinese e nel 1971 abbiamo rifiutato il riconoscimento di Taiwan».
E non solo ...
«Successivamente sono nati altri legami e rapporti come quello di Pompidou, che si è recato molto spesso in Cina perché era un Paese in via di sviluppo. All'epoca era un legame di collaborazione tra un Paese sviluppato e uno in via di sviluppo. Oggi però la Cina non è più un Paese in via di sviluppo e questa collaborazione non si giustifica più. Non si può trasferire la tecnologia innovativa gratuitamente. Adesso la Cina sta mettendo a disposizione molti mezzi per sviluppare, non soltanto in Francia ma dappertutto, la politica spaziale. Il fatto che l'Italia e la Francia siano i Paesi più avanzati in Europa, fa sì che a loro interessi tantissimo».
Secondo lei quale è, oggi, la strategia Cinese nel vecchio continente?
«I cinesi vedono nell'Unione Europea un grande mercato e un Paese in cui c'è grande divisione. È molto facile trovare sul mercato europeo punti di debolezza e di differenza e far crescere così l'influenza della Cina. Per esempio, parlando con il deputato canadese Garnett Genuis, membro come me della Inter-Parliamentary Alliance on China (IPAC), mi ha detto che il sistema federale del Canada si presta all'entrata dei cinesi, specie in ambito di sanità e università, dove loro hanno delle competenze specifiche. Durante la stesura del mio rapporto ho scoperto che dal febbraio 2020 è stata redatta una nota strategica dai collaboratori della commissaria Mariya Gabriel, che si occupa di giovani, ricerca e innovazione che propone un'azione per proteggere le libertà accademiche e l'integrità scientifica».
Ma come fanno gli studenti cinesi a mettersi in contatto con il personale accademico?
«In Cina diventa molto difficile potersi mettere in contatto con le persone giuste con cui si vuole parlare. In molti di loro non possono nemmeno dire la verità perché sono sorvegliati e così per avere il visto e proseguire la ricerca alla fine sei costretto a negoziare: "Io ti do il permesso, ma tu ometti di scrivere alcune cose che potrebbero danneggiare". Da anni, rispetto al problema del Tibet, degli Uiguri, quello di Taiwan e Hong Kong, la Cina mette pressione sulle università dicendo "d'accordo possiamo lavorare insieme, ma tu non devi andare a un colloquio o non devi parlare della situazione degli uiguri o nello Xinjiang"».
Diciamo che se oggi André Gattolin dovesse andare in Cina non lo farebbero entrare, o non lo farebbero più uscire?
«Ho chiesto di andare in Cina per visitare il Tibet già tanti anni fa e mi è stato rifiutato. Oggi non è l'unico paese dove non posso più entrare si è infatti aggiunta anche la Cambogia. Forse sarebbe bene che l'Unione Europea fosse più Unione per ristabilire quei diritti umani che oggi in Cina sono negati dalla dittatura di Xi Jinping».