Fabio Camilli, il figlio segreto di Domenico Modugno: "Ecco come lo ho scoperto", vita stravolta
Il libro di Fabio Modugno racconta di come da ragazzo ha scoperto di essere figlio di Domenico. Nel 1987 Fabio che di cognome fa Camilli è un attore venticinquenne di buona famiglia,riceve una telefonata sconvolgente: un'ex fidanzata gli dice che sta avendo una storia con l'amico comune Marcello Modugno, figlio di Domenico, e che ha notato una somiglianza tra loro due. Ma quando gliel'ha fatto notare, Marcello è andato su tutte le furie, le ha fatto giurare di non dire niente a nessuno per poi rivelarle che sì, Fabio è effettivamente il suo fratellastro. È nato da una relazione tra il grande Mimmo e una ballerina, Maurizia Calì. Entrambi erano già sposati e hanno tenuto il segreto: per tutti Fabio è figlio di Romano Camilli, capo ufficio stampa del teatro Sistina e marito di Maurizia, con cui ha già una figlia.
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Quando Camilli deciderà di rendere pubblica la storia i due fratelli parleranno solo tramite avvocati. La battaglia legale durerà vent'anni e si concluderà solo nel 2019, con una sentenza della Cassazione che acquisisce la prova del Dna e stabilisce che Fabio è figlio di Domenico. "Come chiunque lo veda di persona può confermare: sono identici", sottolinea Repubblica. "Da attore ho cambiato tanti look e in quel periodo avevo i baffi. Poi certo, quando ho portato la foto all'editore è sembrata una scelta naturale. Pensi che qualche mio amico non mi ha nemmeno riconosciuto: hanno pensato che fosse Mimmo, o un effetto grafico che fondeva i due volti".
"Ancora oggi, dopo aver visto il libro su Instagram, una vecchia amica mi ha contattato per dirmi di averlo saputo già quando avevamo sedici anni... cioè nove anni prima di me! E allora ripenso a certe serate in cui magari prendevo la chitarra e mi mettevo a cantare. Immagino le risatine, i sussurri. Davvero ero l'unico fesso che non sapeva?. Quello che ho sempre ritenuto mio padre forse aveva dei sospetti, ma non l'avrebbe mai ammesso nemmeno con sé stesso. Era un burbero, sempre incazzato, il terrore del Sistina. Prima di una prima a teatro lo sentivo ringhiare al telefono: "Ah, il ministro vuole due biglietti? E sti cazzi, je dica d'annassene aff***!". Infine Camilli spiega il perché del libro: "Ho capito che mi piaceva mettere ordine nei ricordi. È stato catartico. Come mi disse la mia analista quando ancora titubavo: devi smettere di crederti superiore, questa storia devi tirarla fuori. Altrimenti rischi di finire come un matto che gira per strada col carrello della spesa gridando: 'Io so' er fijo de Modugno!'. Aveva ragione lei".