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Fedez umiliato dopo il voto: "Senza di me, nessuno si opporrebbe a lui". Chi spiega il suo flop... così

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Uno scontro di nicchia si sta consumando tra il Popolo della Famiglia e il Partito Gay, con quest’ultimo che si è vantato dei dieci consiglieri comunali eletti nell’ultima tornata elettorale. Dagospia ci ha messo il carico, facendo risentire Mario Adinolfi per aver sottolineato che a Roma il candidato del Partito Gay, Fabrizio Marrazzo, ha preso una manciata di voti in più di Fabiola Cenciotti, proposta invece dal Popolo della Famiglia.

 

 

In entrambi i casi si tratta di percentuali sullo zero-virgola, ma Adinolfi si è comunque tuffato nella polemica, scrivendo una lettera al sito di Roberto D’Agostino: “Mi chiedo perché non si sia confrontato il dato di Napoli dove noi abbiamo presi più di ottomila e loro novecento ma, si sa, così va il mondo e la narrazione a senso unico”. In particolare il fondatore del Popolo della Famiglia si è risentito per quel “smetti con la politica e torna a giocare a poker” con cui Dagospia l’ha provocato.

 

 

Lui ha risposto tirando in ballo anche Fedez, uno dei suoi nemici giurati: “Non mi ritiro perché se non ci fosse il Popolo della Famiglia non ci sarebbe nessuno capace di dire alle elezioni in faccia ai Cappato e ai Fedez no all’aborto, no all’eutanasia, no alla droga libera, sì al diritto universale a nascere, si al reddito di maternità, sì all’investimento sulla famiglia e sui figli”.

 

 

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